domenica 22 settembre 2013

LOPTIS Laboratorio Permanente di Tecnologia Internet per la Scuola

E' iniziata la scuola e nuove sfide mi attendono in questo nuovo anno scolastico. Un impegno più intenso dato dal maggior numero di classi e dalle ore eccedenti il mio orario canonico, che ho accettato consapevole dell'impegno richiesto.
Ho sempre creduto che la fatica dipenda dalla qualità di ciò che si fa piuttosto che dalla quantità.
Un maggior numero di alunni e di classi non è detto che si traduca in maggior fatica mi sono detto, dipende molto da come si imposta il lavoro, in particolare con le classi nuove e gli studenti incontrati per la prima volta.
A mio favore ci sono gli stimoli ricevuti frequentando il corso LOPTIS, rivolto sicuramente a insegnanti meno esperti di me, nell'uso di certe tecnologie, ma dove ho trovato spunti di riflessione che vanno molto al di la di ciò che si può apprendere concentrandosi solo sugli aspetti operativi della tecnologia.
In questo recente post
http://iamarf.org/2013/09/15/a-coloro-che-non-sono-sicuri-di-essere-pronti-loptis/
vengo citato per una mail molto intensa che mi è venuto spontaneo scrivere all'ideatore e conduttore del corso il prof. Andreas Formiconi dell'Università di Firenze.
Risposta non poteva essere più intensa, interessante e ricca di spunti per riflettere.
Consiglio vivamente a tutti gli insegnanti questo percorso, soprattuto a coloro che non si sentono molto a loro agio con la tecnologia o addirittura la considerano un pericolo o un freno al buon insegnamento.
Non si tratta infatti di stabilire se essere pro o contro l'uso degli strumenti informatici o di Internet, nella scuola e nell'insegnamento.
Ma di riflettere in modo nuovo su cosa significhi insegnare e apprendere oggi.
Dare corpo alle proprie riflessioni in un blog o crearlo per chi non lo ha mai fatto è uno dei compiti richiesti dal percorso LOPTIS.
Così ho iniziato questo anno scolastico con questa parola in mente: "riflettere". THINK
Cercherò di guardare di più gli studenti negli occhi, mi sono detto, non rinunciando per nulla alle esperienze nell'utilizzo della piattaforma Moodle, ma cercando nel metodo e nella passione, e non semplicisticamente nello strumento, la risposta a un bisogno che abbiamo tutti: studenti e docenti.
Quello di riflettere e migliorare.

lunedì 22 luglio 2013

La figura del patrocinatore

  • A 5 persone piace questo elemento.
  • Studio Athena Spesso mi viene chiesto che relazione ci sia tra l'attività relativamente poco conosciuta di Patrocinatore e quella di un Avvocato. Premetto che si tratta di due attività distinte e seperate che possono in alcuni casi relazionarsi in modo sinergico. Ogni volta che sorge la necessità di un intervento legale, come ad esempio per una querela oppure per aprire la via giudiziaria, allora deve intervenire un avvocato che è l'unica figura autorizzata ad operare in questo senso. Se il cliente ha già un professionista di fiducia che lo segue consigliamo sempre di utilizzare i suoi servizi e spesso instauriamo un utile scambio informativo nei rispettivi settori di competenza. In altri casi su richiesta esplicita del cliente possiamo far intervenire legali che collaborano con lo studio ogni volta che si presenta la necessità. Non corrisponde al vero quindi che si tratta di due figure professionali in competizione o conflitto fra loro. La qualità dei servizi offerti alla clientela deve essere l'unico criterio da seguire quando si affronta un caso specifico. Migliore qualità dei servizi comporta maggiore soddisfazione dei clienti, migliori risultati e più lavoro per tutti. In questi tempi di crisi economica ci si dimentica spesso l'altissimo prezzo che il nostro paese ricco di cultura professionale e industriale paga ogni qual volta ragiona esclusivamente in una ristretta ottica corporativa e individualista, cercando la via più breve piuttosto che quella più moderna e lungimirante.

domenica 14 luglio 2013

Bellezza

Quando non ci si parla, non si comprende nemmeno se stessi.
La parola non serve a coprire il silenzio, aiuta a convivere con il vuoto, alimentando ciò che ci rende vitali e liberi, capaci di far vivere i sogni insieme a noi.
Il pensiero positivo è la capacità di rinascere ogni giorno e ogni minuto. Affrontare il deserto che è dentro di noi, non abbandonarsi all'inevitabile, senza accogliere i frutti della nostra anima.
La parola è segno indelebile di un'emozione che desidera venire allo scoperto, per alimentare altre idee, suscitare altre emozioni.
Uno sguardo alla ricerca di altri sguardi, un atto di fiducia verso il mondo visto in modo differente da come appare.
Si cerca e si viene scoperti, osservati, capiti. Solo se rinunciamo a farci comprendere ad ogni costo, recitando parti già scritte.
La creatività è un fiore che può nascere sul cemento, sgretolarlo con le sue radici, ricoprirlo con verdi foglie di edera.
Nelle piccole cose che sono nostre perché di tutti. Negli attimi che precedono un'attenzione, una carezza. Un interessamento.
Un ricordo per chi non ha mai cercato di sminuire il lavoro di altri, ma di costruire un'idea comune, procedendo in solitario. Un moto di stupore e di affetto verso gli animali, con la loro capacità di comunicare in silenzio, di affascinare con i loro sguardi.
La magia delle parole che ci avvolgono nelle loro spire ipnotiche, capaci di sollevarci da ogni stanchezza verso il mondo materiale, ogni noia paralizzante per i nostri pensieri.
Uno spettacolo di illusionismo, una sequenza comica, una danza, un'elegante dimostrazione matematica.
La poesia dell'Universo in una parola.
Bellezza.

domenica 30 giugno 2013

Epoca di silenzi

In mezzo a tutto questo frastuono, in realtà viviamo in un'epoca di silenzio.
E' Il rumore di chi parla per coprire la parola altrui, per affermare con prepotenza una visione del mondo semplice e pervasiva, senza ascoltare nessun'altra voce, nemmeno la propria.
La fretta di affermare e di dimenticare, l'assenza di ogni briciola di coerenza, totale offuscamento di progettualità.
Non resta che ascoltare le voci sommesse che corrono sul filo delle idee senza padrone, senza un apparente scopo pratico immediato.
Proprio per questo attrezzate per andare lontano.
Sono le parole che non hanno tempo, che non hanno nemici da abbattere o altre idee da confutare.
Che cercano un incontro, per volare insieme. Un abbraccio per suonare una melodia, un problema da affrontare a mente aperta.
Mancano forse i luoghi dove trovare ristoro dalla fatica del viaggio, aree protette dove poter rinascere.
Un'opera d'arte vive degli sguardi dei suoi ammiratori, Si nutre della parola di chi la cerca, così come la pianta che insegue i raggi del sole.
Un luogo dove non è possibile ascoltare i cinguettii degli uccelli è deserto. Il vociare dagli imbonitori riempie di sabbia gli spazi erbosi, convince le greggi ad imbarbarirsi, a inseguire il sogno di un consumismo non più sostenibile, fatto di prodotti sempre più noiosi.
Si cerca di guadagnare solo per sopravvivere o per circondarci di superfluo, riacquistare ciò che avevamo in abbondanza, ammantarci di ciò che ci può rendere visibili ma solo per un istante, senza accorgerci che ci stiamo guardando in uno specchio sempre più deformato.
E ci vediamo belli, in questo deserto di cemento.

giovedì 20 giugno 2013

Prima prova esame 2013: tema di Italiano

Tema
Aspettavamo Pirandello è uscito Claudio Magris

Svolgimento.

Siete proprio dei birboni li al Ministero. Avete scelto l'attualità pensando di sorprenderci, che non sapessimo chi è Claudio Magris e che fosse vivente e invece eccomi qui.
Chi sia non lo so, ma non importa. E' uscito e questo mi basta, ha scritto: 'l'infinito viaggiare', lo so perché lo avete scritto nella traccia.
Diciamo che si tratta di un romanzo autobiografico, di un viaggio in treno con le Ferrovia dello Stato. Non fatevi ingannare dal nome freccia rossa, parti ma non sai mai quando arrivi e soprattutto se arrivi.
Lo stesso è con suo cugino Italo, che non è cugino di Magris.
Montezemolo intendo, e chi non intenda in roulotte almeno.
Mentre viaggi rifletti, e se non sei uno specchio ti turbi, perché tutti ti guardano vedendo qualcosa d'altro
Ma la turbina che è in te non fa aumentare la velocità al treno. Vorresti magari guardare la tv mentre viaggi. L'accendi, ma il capotreno ti dice che non si può fumare, e così butti la carcassa abbrustolita dal treno.
Meglio un buon libro, apri quello di Claudio Magris, intitolato: chi è Magris ? Quello dell'infinito viaggiare. Narra di uno che viaggiava in treno e leggeva l'infinito viaggiare. il quale narra che, insomma ecco perché è infinito.
Riesci a uscire da tunnel quando finalmente la tv si accende di nuovo, è Fabio Fazio che intervista Magris, ancora. No il libro non lo voglio vedere, ridatemi la Litizzetto
Cerchi conforto nei giornali, scegli una testata a caso e ti capita uno con il casco, una botta così non l'avevi mai presa.
E' lo sport bellezza, sai che negli scontri aerei la testata è all'ordine del Giorno. Ma se avevi scelto il Tempo ?
Il Tempo che fu, si chiama da quando è stato sostituito dalla omonima testata elettronica, che fa molto meno male di quella fisica.
Ora si fa tutto al computer, a proposito non c'era il wifi in questo treno ? il wifi liberato dal recente decreto del governo del fare. Finta di Niente, e il pallone è in rete, tuona la vecchia tv abbrustolita.
Come se nulla fosse, la platea osanna il vincitore momentaneo della gara, ma gli astenuti sono moltissimi.
E i contendenti non riescono a mettersi d'accordo sul proseguio della tenzone, se il programma prevedeva un'altro goal di Niente, oppure lo spareggio ai calci.
Quelli che vorrebbero darvi gli elettori se solo riuscissero a individuare i giocatori. Continuano a scambiarsi la maglia e non si capisce da che parte corrano.
C'e' solo un'invasione di campo di invasati che gridano 'il pallone è nostro' e non giochiamo con nessuno.
Ma il padrone della squadra non si scompone: il pallone sarà vostro, ma l'arbitro è mio e pure tutta la squadra avversaria.
Insomma nemmeno lo sport può farci passare sto viaggio infinito. Una volta c'era uno si chiamava Decopertoni che diceva: l'importante non è vincere, ma ritirare il premio.
Adesso i giocatori il premio lo ritirano prima della partita.
Intanto il tempo è passato e il pomodoro anche. La fine del tema si avvicina ma la stazione no.
Vorrei anche io ritirare il voto prima della conclusione. Non quello che mi darete per questo tema da fuori di testa, ma quello che ho provato a dare in passato.
Ma ricordate sempre, saper giocare con le parole e con i loro molteplici significati a volte buffi, a volte metaforici, ci permette di vedere la vita sotto i suoi molteplici aspetti. A volte buffi  a volte tragici, ma non per questo meno seri di chi tenta di ripetere le ricette di altri, senza porsi domande e senza mai tentare di dare delle risposte.

mercoledì 19 giugno 2013

Investire in qualità

Sembra che in tempo di crisi economica, certe parole siano quasi bandite dai discorsi ufficiali e non.
Anche nelle conversazioni quotidiane il termine non pronunciato ma sempre presente nell'aria sembra essere quello di "sopravvivenza".
La cosa non dovrebbe suonare troppo strana in un paese dove la parola 'tiriamo a campare' è sempre stata molto popolare.
La cosa strana è che senza bisogno di essere grandi economisti o "opinion leader" di fama, ognuno di noi comprende che senza "qualità" non si può fare molta strada.
La storia dei grandi successi italiani nel mondo o le modalità del boom economico degli anni 50 e 60 sono senz'altro stati possibili sulla base di grandi qualità in campo tecnico, artistico e artigianale.
Le vicende politiche, finanziarie e sociali che hanno frenato questo processo possono essere tante e complesse da analizzare, ma un fatto mi sembra incontestabile: senza un impegno profondo  verso la "qualità" in ogni settore della vita civile, si potrà soltanto peggiorare una situazione già molto difficile.
Ma cosa è esattamente la "qualità" ? Come il termine 'intelligenza' questa parola denota qualcosa facile da capire ma difficile da definire. Così chi ne vuole abusare per nascondere una semplice verità può tranquillamente citarla senza avere la minima intenzione di cambiare nulla nel proprio modo di operare.
Possiamo parlare di qualità di un prodotto, ma anche di qualità della vita intendendo cose sostanzialmente differenti.
Potrebbe anche essere paradossalmente che in un caso desideriamo favorire produzione e consumo di prodotti più costosi, nell'altro ambire ad uno stile di vita più semplice, riscoprendo piaceri umani poco legati all'economia e di più alla vita.
Se tentiamo di unire il concetto sotto un unico ombrello non possiamo che giungere ad una sottile conclusione. Nel libro "lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta' l'autore fa compiere al protagonista un percorso lungo e impegnativo per comprendere  l'essenza della 'qualità'.
Alla fine la conclusione è: "la qualità è un processo".
E' il modo con il quale affronti una questione: non è il prodotto finale. E' un punto di vista metodologico questo , forse filosofico, ma non per questo poco concreto.
Anzi, in genere le riflessioni filosofiche apparentemente astratte se  sviluppate in modo critico e personale, calate nella propria storia e vissuto quotidiano, consentono cambiamenti effettivi della realtà che ci circonda. Stili di vita con 'i piedi per terra' ancorati alle cose materiali sono in genere scuse per rimanere intrappolati da queste, utilizzate per perpetuare se stesse piuttosto che i nostri bisogni reali.
Vi possono essere infiniti motivi per i quali qualcuno decide di intraprendere un'azione, o un progetto e lo stesso può valere per le omissioni spesso più devastanti nelle conseguenze delle azioni intraprese.
Investire nella qualità significa quindi reagire alle trappole delle cattive abitudini, quelle che non ci fanno vedere lontano e ci tengono ancorati ai nostri interessi più immediati.
Quello che occorre sforzarsi di comprendere è che senza rinunciare al sacrosanto diritto di ottenere le giuste ricompense per i nostri sforzi e le nostre capacità si può ottenere molto di più e in un tempo neanche troppo lontano.
La qualità consiste nel effettuare quelle azioni che sono necessarie, non solo per noi e bruciando il tempo necessario a portarle a termine come si deve, ma anche allo scopo di attivare le capacità di altri, in un moto di fiducia verso la creatività e intelligenza collettiva, tesoro spesso nascosto nella comunità alla quale apparteniamo.
Il nostro vicino, collega studente o anche concorrente non potrà beneficiare dei semi che spargiamo senza restituire in qualche modo ciò che ha ricevuto.
Dobbiamo tutelare tutti, compresa la nostra controparte dalle quali riceviamo le corrette ricompense per i nostri clienti e per noi.
Si dice ad esempio che in campo assicurativo, le tariffe spesso eccessivamente alte dei premi sono conseguenza delle numerose truffe perpetuate ai danni della compagnie assicurative.
Perché mai dovrebbe essere il danneggiato onesto a dover pagare le conseguenze delle malefatte altrui ? Ecco che un'attività di assistenza svolta con precisione metodologica, consente di aumentare i controlli sulle dinamiche dei sinistri tutelando adeguatamente non solo i danneggiati, ma anche le  compagnie.
Perché ci si dovrebbe in generale difendere dai presunti soprusi o inefficienze generando altra inefficienza ?
La qualità è un'attitudine, un metodo che andrebbe utilizzato sempre, indipendentemente dal beneficiario immediato di un'azione.
E' un atto di fiducia verso il prossimo, di apertura alle energie creative, un atto di ribellione al parassitismo.
Cerchiamo nei nostri vicini, le persone adatte a svolgere un certo compito con la giusta attitudine, senza puntualizzare eccessivamente su costi o tempi potrebbe essere la soluzione vincente in termini di qualità effettiva.
Non occorre rivolgersi ad una grande organizzazione per ottenere questo, anzi alcune volte proprio un gruppo snello e non legato a logiche di profitto ad ogni costo, può fornirci tutto ciò che abbiamo bisogno in modo maggiormente competitivo.
Riscopriamo l'artigianato, l'arte, le straordinarie capacità imprenditoriali che hanno fatto grande il nostre paese.
Basta guardarsi attorno senza ascoltare troppo i telegiornali. Scopriremo una infinità di ricchezze non adeguatamente inserite in un contesto in grado di produrre profitto economico.
Allora investiamo in qualità, piuttosto che ridurre semplicemente i consumi, frenati dalla recessione economica, aumentiamo la qualità del nostro agire, spesso non costa quasi nulla. Sono un cambiamento di prospettiva e di azione, in una parola: fiducia

domenica 9 giugno 2013

Le cose più importanti

Qualche giorno fa ho pubblicato una mia esternazione su facebook riguardante l'importanza di mantenere la capacità di sognare.
Un ringraziamento è giunto inaspettato e graditissimo:

"ogni cosa ha il suo tempo, la gioia, il dolore, la vita e l'amore, così anche il perdersi e il ritrovarsi... ma una cosa non ha tempo, non ha dimensione.. I nostri sogni... e oggi io voglio impormi di ricominciare a sognare ... Senza sogni non c'è più energia e io avevo perso i miei sogni...
... Grazie Giulio x le riflessioni che mi hai instillato nel cuore!!! Forse hai ragione.. E io torno a sperare..... ❤" Angela.

La dimostrazione matematica di una tesi: i sogni muovono il mondo, le parole anche, se sgorgano direttamente dal cuore di chi le pronuncia.

Mi sono allora chiesto cos'altro è importante nella vita ? Sarebbe facile rispondere: il denaro.
Chi potrebbe negare l'importanza di esso nella società attuale. Senza è un inferno. Ci diamo da fare come dei matti, la maggior parte dei casi onestamente, altre meno per poterne godere i benefici.
Cerchiamo di proteggere il futuro dei nostri figli, la nostra salute o cerchiamo conforto e refrigerio da una vita che sentiamo opprimente, meschina e noiosa.
Ma anche quando siamo abbastanza fortunati da poterne disporre a sufficienza o oltre le più strette necessità ci rendiamo conto che le cose che contano veramente sono altre.

Cosa allora, l'amore ?
osserviamo e assistiamo in continuazione alle conseguenze di rapporti finiti, ma anche forse mai iniziati, drammi familiari, modelli televisivi che mostrano situazioni che hanno poco a che fare con questo termine.
Viviamo situazioni nelle quali l'ipocrisia nasconde la realtà più autentica, si proiettano tutte le colpe verso qualcuno o qualcosa e si fugge in continuazione.

Cos'altro allora ?

Il senso dell'umorismo forse ? Ridere di se stessi e degli altri. Sdrammatizzare le situazioni, cercare con creatività l'assurdo, nella realtà e nelle parole.
Smontare come faceva il sommo maestro: Socrate, tutto ciò che riteniamo importante e invece non lo è affatto.
Avrei voluto incontrarlo, parlare con lui.
Rappresenta per me l'emblema del genio assoluto, colui che aveva capito prima di noi.
Che ci ha trasmesso senza scrivere una parola, tutta la saggezza della sua cultura e di coloro che ci hanno preparato la culla.

La cultura, ebbene si, eccoci.
Cos'è, dove si trova ? sui libri ? Negli ebook ? Dentro le LIM (Lavagne interattive multimediali) che stanno sostituendo a scuola le lavagne di ardesia e i gessi bianchi ? (Ma se il pc è spento cretino ! cosa speri di vedere sullo schermo luccicante ?)

Che sia dentro di noi allora ??
Nelle nostre azioni e nei nostri pensieri, nel coraggio di metterli a disposizione di altri, nei nostri scherzi e nella voglia di scherzare. Nella voglia di creare.
Con il gesso o con la LIM, nella voglia di esprimersi e in quella di condividere,
Nella necessità di provocare, di cercare l'assurdo, l'inaspettato, di non aver timore di essere giudicati: pazzi, visionari o semplicemente spettinati.
Apriamo i nostri cuori e le nostre menti.
Mettiamo alla berlina l'ipocrisia e la meschinità.
Liberiamoci e così libereremo altri come noi, scopriremo i tesori che possediamo.

Ecco forse è questa l'altra cosa importante: la libertà.

giovedì 6 giugno 2013

Lezione di fine anno scolastico

Oggi ultimi scorci dell’anno scolastico che sta per terminare.
Mi appresto a una delle ultime lezioni, devo terminare il programma con un argomento teorico che ho sacrificato preferendo affrontare esercitazioni in laboratorio durante quasi tutto il secondo quadrimestre.
La classe è di quelle spente, che non ha mai risposto a nessuno dei miei infiniti tentativi di avviare una discussione aperta e sincera e non semplicemente accademica. E quelli nulla, nemmeno una frase di circostanza, figuriamoci rispondere ad una domanda se non in modo meccanico e libresco.
Decido di concludere mettendomi al riparo da una critica possibile, non aver spiegato adeguatamente tutto il programma.
Ma nemmeno riesco ad iniziare il mio proposito, apro una pagina con una gran mappa concettuale.
Li provoco, non vi spiegherò l’argomento come si fa con i bambini. Vi ho messo un paio di dispense: leggetele. E se non lo volete fare, affari vostri. Vi do un consiglio fraterno però, se decidete di farlo non fatelo in modo meccanico e mnemonico. Non serve.
Cercate sempre di capire. La mappa serve a questo: ad orientarvi. Ma siete voi che decidete il percorso.
Sappiate che se non vi sorgono domande allora delle due l’una: o il materiale è banale e state perdendo tempo, o lo state affrontando con superficialità. Il che è lo stesso.
E ora fuori le domande.
Silenzio di tomba, occhi questa volta non persi come al solito,ma vivi. Bocca cucita.
E’ un buon segno dico fra me, sono stupito.
Allora affondo: bene non e avete ora chiederò ad ognuno di voi di intervenire. Ma non desidero domande esclusivamente accademiche, dovete parlare con il cuore oltre che con il cervello. Cercare l’emozione, il bello il brutto o il noioso. Esprimere ciò che pensate non soltanto su ciò che state vedendo con gli occhi. Cercate di guardare oltre quei simboli della mappa, le parole appiccicate alle frecce. Cercate le frecce non gli oggetti.
Poi dite ciò che vi salta in mente.
Miracolo, alza la mano la studentessa generalmente una fre le più 'perse', mi fa una domanda intelligente, riguardante la mappa. Segue a ruota un altro. Si intavola una discussione.
Non posso rispondere suona la campana.
Credo che sia il risultato più importante che abbia mai ottenuto durante tutto l’anno.
E non ho risposto.

sabato 1 giugno 2013

Pensieri semiseri su tempi grami

Ormai anche il pomodoro appartiene al passato.
Cosi' ha esordito il mio carissimo amico Fosco, in uno dei suoi ennesimi sfoghi su Facebook.
Già ho risposto: tempi strani questi: participi passati, condizionali, congiuntivi.
Il condizionale è d'obbligo: a un tizio hanno dato un anno con il condizionale. Deve scrivere ogni giorno per 365 giorni 'darei'.
Per il congiuntivo non c'e' più speranza ormai: se si studierebbe di più lo si parlerebbe meglio.
Tempi grami: per quanto riguarda la cultura si potrebbe passare alla coltura, basta solo una lettera in fondo. Una lettera nella quale si decide di coltivare un orto pieno di pomodori ma senza congiuntivi.
Assodato che il participio è la premessa alla semina nell'orto per arrivare al participio passato occorre molto lavoro.
Ma torniamo al presente. Cosa regalerò mai alla nostra amica per il suo compleanno. Sono già scivolato nel futuro. Forse un libro di grammatica da conservare fino al mio compleanno
Ho visto in funzione la macchina del Tempo. E' di un amico giornalista che lavora per l'omonima testata. Va però in giro sempre tutto fasciato In fronte. Anche questa è di Fosco, che è da un po' che non vede più Chiaro.
Quest'ultimo lavora per il resto del carlino, cioè per ciò che rimane del Carlino intero, dopo la testata.
La crisi si, è tutta colpa del congiuntivo economico, cioè della congiuntivite.
Altri tempi, dall'allegro ma non troppo, siamo passati, (ed ecco che riaffiora il passato) a: maledetto il giorno in cui ti ho votato.
Qui il tempo si ferma, si aspetta sempre il punto di incontro delle convergenze parallele.
Forse sarà l'ignoranza matematica che ci ha fregato ?

venerdì 31 maggio 2013

Lacrime

Le lacrime di Jacopo e l'urlo lacerante di Dario verso il cielo hanno dato la dimensione di tutto l'amore che avevano per Franca ...la gente, quanta gente.. ...quanti eravamo...una miriade infinita a dare l'ultimo saluto a questa Donna bellissima cosi speciale... fatta di AMORE ANIMA INTELLIGENZA e soprattutto di TANTISSIMO CORAGGIO !!!!!!!
Grazie grazie Franca per tutto quello che hai dato e hai fatto x tutte noi!!!
Silvia

lunedì 20 maggio 2013

Un sorriso

Nelle situazioni nelle quali ci sentiamo persi non abbandoniamo mai la capacitá e la voglia di sorridere.
In qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo, esiste sempre qualcosa per cui valga la pena sorridere.
Siamo così poco abituati a convivere con l'incertezza, perchè vorremmo sempre avere tutto sotto controllo, che siamo portati a credere talvolta che imprevisto significhi per forza sventura.
Non sappiamo cosí accogliere quanto di bello puó presentarsi sotto i nostri occhi, frutto magari di circostanze fortuite. Altri occhi e altri sguardi che incrociano i nostri o nuove possibilitá aperte dal destino, proprio in un istante nel quale tutte le porte sembravano chiudersi.
Non esiste un luogo solitario, siamo sempre circondati da cuori pulsanti, menti al lavoro, braccia pronte sostenerci.
Se pensiamo di non riuscire a realizzare i nostri obiettivi o i nostri desideri forse è perché dovevamo arrivare da un altra parte o semplicemente perché non erano veri desideri. I sogni delle menti positive si realizzano sempre, perché non attendono passivamente gli eventi, ma vivono con loro, ne scrutano continuamente gli orizzonti, non attendono il programma completo di viaggio per partire.
Un incontro con un sorriso accade sempre, solo peró se sappiamo sorridere a noi stessi apprezzando la bellezza che alberga nella nostra anima.
Insieme possiano vincere sempre, costruendo il mondo nel quale desideriamo vivere.

mercoledì 17 aprile 2013

Diario di un per corso

Insegnare, apprendere, mutare. Il corso del prof. Andreas Formiconi è partito con alcuni post dedicati soprattutto a colleghi e colleghe insegnanti che magari non hanno proprio una grande dimestichezza con gli strumenti più attuali del web.
Mi piace l'approccio fortemente costruttivista del conduttore.
Cerco di essere partecipe nel migliore dei modi,  cercando di portare a casa qualcosa di utile anch'io. Aprire un nuovo blog è un idea che alle prime mi sembrava un po' inutile per me, ma chissà forse dovrò ricredermi.

primo passo: ho scaricato e attivato il feed reader proposto. Funziona. Non so se lo userò spesso, intanto l'ho bloccato nel "launcher" a portata di mano.
Non avevo apprezzato molto la nuova interfaccia di Ubuntu, ma adesso ci sto prendendo gusto e abitudine. Come tutte le cose nuove, non sempre le si  accettano all'inizio.
E' corretto comunque rispettare i propri ritmi con le novità. altrimenti perchè mai sarei passato decisamente all'open source, ormai da tempo, per quanto riguarda la scelta degli strumenti informatici che utilizzo ?

Intanto Unity fa i capricci, dal launcher il programma rssowl non funziona. Ho creato un link sulla scrivania, fa lo stesso. Ho scelto un'icona con una stella gialla.
Intanto bloglines non vuole registrarmi dice che il nome esite già. Molto strano. Rinuncio questa volta preferisco lavorare in locale, potrò sempre mettere i feed sulla paittaforma Moodle che ho attivato a scuola.
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Dopo un assenza dovuto ad una settimana piuttosto impegnativa su più fronti, riapro i post e trovo diverse novità.
Ho la possibilità di utilizzare questo blog per assolvere gli inviti di partecipazione attiva della nuova comunità digitale che si sta formando attorno a questo 'per corso'.
Il primo effetto lo ha già ottenuto, mi chiedo perché mai diverso tempo fa ho aperto questo blog e come mai continuo a scriverci ogni tanto.
Nonostante non ne abbia fatto pubblicità e di conseguenza non abbia generato alcuno scambio vivo con nessuno.
Forse ora sospinto da i nuovi incontri modificherò abitudini e stili di scrittura.
Vedremo
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Unity è una schifezza, l'ho rimessa in soffitta.
Per chi non usa Linux e sono moltissimi, si tratta di una nuova interfaccia grafica l'apparenza e la funzionalità del Desktop o scrivania che dir si voglia per gli utilizzatori della distribuzione Ubuntu.
Cos' è una distribuzione ?
Linux è un software libero, anzi il software libero per eccellenza, visto che è un sistema operativo (i precisini direbbero un kernel di sistema operativo)
Diciamo in parole più semplici che essendo il frutto del lavoro e della creatività di una intera comunità di persone, si presenta diciamo come un prodotto componibile piuttosto che come una cosa che prendi così come è o non la prendi.
Qualcuno si è preso la briga di rendere le cose più semplici anche ai non smanettoni e a rendere la vita più comoda e veloce anche agli samnettoni o presunti tali.
Quindi ha fatto alcune scelte per noi e ce e presenta belle e pronte.
Allora che differenza fa direbbe qualcuno ?
La differenza c'e', si può scegliere fra centinaia di scelte, o scegliere di non scegliere e farsi tutto da soli. Insomma c'e' posto per tutti e per tutte le esigenze.
Ad un certo punto il creatore di Ubuntu, con una di queste scelte ha deciso che era il momento di proporre una nuova interfaccia uguale per i pc o per dispositivi mobili come i telefoni o i tablet.
Accattivante certamente ma non avevo nessuna voglia di cambiare abitudini. E' bastato qualche click su Internet, un paio di comandi, scaricare di nuovo ciò che era stato tolto ed ecco che il mio pc appariva di nuovo con l'interfaccia alla quale ero abituato.
Una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere con un software propietario. Si è completamente legati alle scelte del produttore.
Fra poco ad esempio XP non sarà più supportato, arrangiatevi o adeguatevi cari utenti.
Insomma viva la libertà anche se a volte ci costa qualche piccolo sacrificio: quello di vincere la prigrizia e le abitudini radicate.

lunedì 1 aprile 2013

Oggi ho pianto

Era diverso tempo che non scrivevo su questo blog.
Ho pensato di creare questo spazio per conservare degli appunti di viaggio nella memoria, nell'intuizione e nelle sensazione e condividerli in rete. Un po' come lanciare un messaggio nella bottiglia e affidarlo all'oceano.
Un luogo intimo e nello stesso tempo assolutamente aperto a tutti gli sguardi, una casa senza tende come se ne vedono in Olanda.
Sono stato oggi a rendere omaggio ad una persona che mi ha fatto ridere e piangere nello stesso stesso istante.
Che trasudava umanità da tutti i pori della pelle, oltre che genio e arte.
Che per molte persone rappresentava l'infanzia la giovinezza, una Milano che stava scomparendo e che è già scomparsa.
Non ci sono parole per rendere giustizia della sua grandezza.
Fuori da Teatro Dal Verme, una lunga  e ininterrotta file di persone di tutte le età e aspetto come me in silenzio, sfilavano davanti alla bara.
Poi per vincere la commozione abbiamo preso un caffè nel bar di fronte, non ero più in grado di fare da spalla alla disperazione di Silvia per questa scomparsa giunta inaspettata ma temuta, da quando non potevamo più seguire i suoi concerti dal vivo con il figlio Paolo.
Una giornalista ci ha notato e ci ha chiesto di dire qualche parola. Mi è venuta in mente un sola parola: i 'Giusti'.
Enzo Jannacci era un 'Giusto'. Per questo lascia un vuoto incolmabile ma anche un ricordo infinito.



lunedì 18 febbraio 2013

Una partita a scacchi contro il tempo

Cerchi di bruciare il tempo
guadagnare istanti preziosi
attaccare
ottenere i vantaggi che credi di meritare.


Ma l'avversario é piú furbo e tenace di te.
Non hai scampo se non accetterai di riaccordarti con il tempo.
Ridai ció che hai preso, altrimenti lo perderai  quando meno te lo aspetti.
Scegli il momento, sapendo aspettare e non farti mai trovare impreparato.

 

Non sei tu che decidi la vittoria, puoi solo prepararti ad accoglierla