domenica 26 dicembre 2010

Vivere con stile 2.0

Viviamo il tempo di una nuova era, passata ormai la boa del nuovo millennio i problemi che assillano la nostra vita sembrano sempre più pressanti e gravi, e noi stessi come individui e società intrappolati da un meccanismo incapace di tirarci fuori da questa sensazione di decadenza.
Una degli elementi caratterizzanti l'attuale società occidentale è la rapida espansione e affermazione delle ICT "Information and Communication Technology" cioè quella cosa che fino a poco tempo fa chiamavamo informatica.
Dove sta la differenza ?
Se paragoniamo l'avvento della scrittura e in particolare l'introduzione della stampa alla diffusione dell'informatica, vediamo che la trasformazione sociale e culturale indotta è costituita fondamentalmente nell'espansione dell'identità individuale, che è andata sostituendo gli antichi e arcaici schemi organizzativi.
Oggi quindi per continuare il parallelismo, dopo una prima fase di alfabetizzazione informatica, nella quale il pc ha sostituito la macchina da scrivere, siamo entrati in una nuova era. La presenza individuale si espande consentendo l'occupazione di spazi fino ad ora impossibili. Da fruitore passivo di informazione, attraverso i mass media, l'utente grazie allo sviluppo della rete puo esercitare una presenza e un'influenza diretta sulla organizzazione sociale, economica e politica.
Se è vero che i sistemi di vendita e marketing si adeguano a questa nuova situazione è anche vero che il controllo che possono esercitare è per forza di cose sempre più indiretto.
Cosa occorre fare per essere o diventare a pieno titolo un vero cittadino dell'era digitale ? Una persona 2.0 per usare una metafora utilizzata per descrivere il web attuale ?
Da qui la necessita di fornire qualche suggerimento dettato dal buon senso.

1- Il supporto primario dell'informazione è elettronico, non più cartaceo.
Se è vero che siamo sempre circondati da carta, quest'ultima viene prodotta a partire da contenuti digitalizzati e non viceversa. Ciò significa che il cittadino 2.0 produce le sue informazioni direttamente in formato elettronico. I mezzi da utilizzare sono diventati pervasivi, il pc ha perso il ruolo di centralità, utilizziamo smartphone, tablet, laptop e in ogni caso dovunque ci troviamo possiamo accedere alla rete, utilizzando dispositivi a portata di mano.

2- Siamo "always on", perennemente connessi.
Non ha più senso nemmeno chiedere di connettersi alla rete per comunicare e condividere. E' un fatto ormai che dobbiamo considerare assodato. Un dispositivo isolato dalla rete è praticamente inutile.
Questi due punti insieme portano ad una importante conseguenza: si comunica in tempo reale e ciò significa che si catturano eventi, informazioni ed emozioni nel momento stesso in cui accadono.

3- in questo scenario non solo i computer non possono rimanere isolati, ma tanto meno le applicazioni software. Quest'ultime devono essere agili e veloci e consentire uno scambio immediato dei dati prodotti con tutte le altre applicazioni.
Non è più questione di apprendere il funzionamento di un programma particolare, e magari accorgerci dopo tanta fatica e frustrazioni che non solo lo sfruttiamo si e no, al 10% delle sue possibilità, ma che magari hanno cambiato la versione del software e ci troviamo con la stessa sensazione di smarrimento di prima. Non significa nemmeno che dovremo imparare decine di programmi in funzione dell'uditorio a cui ci rivolgiamo o dello scopo che ci prefiggiamo.
L'attuale trend e promessa dell'ICT è che possiamo finalmente concentrarci sui contenuti ossia sui nostri dati e sulle nostre informazioni e rimandare a momenti successivi le altre questioni.
Le applicazioni da una parte abbondano e dall'altra si semplificano, perchè devono servire le nostre esigenze di registrazione e condivisione e non viceversa.
Se quindi ci troviamo nella necessità di produrre del contenuto, sia che si tratti di parole, fotografie, video o schemi potremo farlo nel modo più diretto e veloce possibile, una volta sola e senza preoccuparci troppo riguardo a dove memorizzare il tutto e che utilizzo farne nell'immediato.
Mediante l'uso di sistemi di condivisione potremo disseminare velocemente il nostro contributo riutilizzandolo nel modo che riteniamo più opportuno, a livello privato come pubblico.
Il nostro patrimonio di informazione diventerà parte della nostra identità e la modalità con cui utilizzarlo ed eventualmente condividerlo verrà scelta di volta in volta.

4- La modalità stessa con cui descrivere o intervenire su una qualsiasi questione cambia, poiché diventa possibile riferirsi direttamente alle fonti, mediante link diretti alle risorse documentali, non più quindi semplici osservazioni ma vere e proprie elaborazioni collettive, in cui la propria personale visione del mondo si confronta direttamente con le risorse disponibili sulla rete.
Non possiamo più permetterci di paralre di cose che non conosciamo, perché possiamo sapere e dobbiamo far sapere. I fatti separati dalle opinioni ?
Non si tratta di questo, perchè anche nel semplicemente riportare una notizia o supportare con dei documenti una descrizione, mettiamo in gioco la nostra personale visione delle cose. E' la nostra storia e il nostro futuro che ci guidano. Ma possiamo farlo in prima persona, senza nasconderci e senza tirarci indietro rispetto a ciò che ci circonda. Non più semplici e passivi osservatori dunque, incapaci della benchè minima influenza sugli avvenimenti, ma attori capaci di comunicare con chi ci circonda; non più limitati dai confini fisici e geografici, e nemmeno dalla censura indiretta costituita dall'accesso ai mass media, preclusa alla maggior parte dei cittadini..
Il nostro palcoscenico diventa così il nostro vicino, del quale magari non conosciamo il volto ne la vera identità ma possiamo avvicinarci ugualmente alle idee o ai sui ideali se ne possiede.

5- Le dimensioni dell'informazione cambiano le nostre prospettive ed abitudini.
Non dobbiamo aver più timore della capacità di memorizzazione, perchè la rete è un contenitore potenzialmente infinito.
Con l'aumentare della possibilità di produzione aumenta però la tendenza a produrre spazzatura. É quindi indispensabile acquisire il prima possibile dimestichezza con i meccanismi di classificazione mediante tag. Classificare una risorsa significa farla sopravvivere, poiché se non sapremo eliminare in prima persona l'informazione inutile, non appena riconosciamo che é tale, ci penserà il tempo, il fatto che nessuno la utilizza o la marea di nuovo materiale che ne cancellerà l'identità.
Resistere quindi all'abitudine di non produrre, se non con attenzione e pianificazione. Come quando si scattavano fotografie con i costosi rullini fotografici e ogni scatto era ponderato con attenzione. Nell'era del digitale possiamo fotografare tutte le volte che qualcosa colpisce la nostra immaginazione, ma solo con la marcatura e la condivisione potremo sottolineare adeguatamente i risultati significativi. L'abbondanza di spazio e la velocitá possono essere una grande opportunità a patto di utilizzarli a favore della creatività e non della pigrizia.
 
6- la ritrosia nel condividere il frutto del proprio pensiero e della propria creatività lascerà il posto alla consapevolezza delle enormi possibilità offerte dalla rete. Le licenze Creative Commons tutelano molto di più il pensatore libero, rispetto a delle norme nate per tutelare pochi affermati autori. La propria identità culturale é il frutto di quanto riusciamo a dire e a chi.
Scambiare le opportunità di diffusione e condivisione della rete, con semplici meccanismi di trasmissione e di marketing significa non avete colto il nocciolo della questione.
In una dimensione in cui il fruitore dell'informazione si confonde con l'autore perché in ogni caso é libero non solo di seguire ma anche di criticare o interloquire, il "pericolo" della copia diventa un non problema ma altresì un'occasione. Il vero pericolo é il silenzio, l'indifferenza. Il vuoto.
La cassa di risonanza sono tutti coloro che possono vibrare insieme a te, per le stesse emozioni o sugli stessi problemi. Nessuno riuscirà a rubare la tua anima, replicando le tue parole, come i primi colonizzatori non rubavano l'anima degli indigeni semplicemente fotografandoli.
 
In conclusione vivere con stile 2.0 significa apprendere l'utilizzo dei nuovi strumenti della rete, rivedendo abitudini e metodi in funzione di una maggiore propensione alla creatività e alla condivisione.
I tecnicismi specializzati e orientati ad un particolare strumento o funzione lasciano il posto ad una serie di diversificate abilitá tecnologiche. Orientate ad un utilizzo sinergico di una pluralità di strumenti, di cui si conosce attraverso l'uso diretto il fine o meglio lo spirito, che potrà essere adattato alle proprie necessitá o addirittura reiventato se occorre.
E con questo la capacitá di adeguarsi rapidamente ad ogni cambiamento organizzativo o personale.

venerdì 24 dicembre 2010

Software Aperti

Cosa sono i software aperti, il software libero e le licenze creative commons ?
Per chi non ha mai sentito questi termini o avuto il tempo di approfondire cercherò di fornire una breve spiegazione in termini molto semplici.

Comprereste mai un'automobile con il cofano motore sigillato ?
No ? Perchè ?

Facciamo finta che sia possibile acquistare una macchina di questo tipo, magari ad un prezzo veramente stracciato, con l'unico vincolo di non poter aprire il cofano, osservare che cosa c'e' dentro e soprattutto metterci le mani.
E se qualcuno vi domandasse perchè mai volete una macchina con il cofano apribile, visto che non capite una mazza di meccanica e non sareste capace di cambiare nemmeno una lampadina, come replichereste ?

Sembra una domanda assurda o no ? Ma è proprio quello che accade se la macchina non è un'automobile ma un computer.
Tutte le volte che utilizzate un software proprieatario, ossia acquistato con regolare licenza dal produttore, vi mettete proprio nelle stesse condizioni.
Forse con un aggravante, il produttore che vi blinda il cofano magari non vi imporrebbe quali e quanti passeggeri trasportare, ne dove andare.

Invece con un programma proprietario la licenza nella maggior parte dei casi vieta: copiare e installare il programma su un altro computer.
Utilizzare il programma per certi scopi, ad esempio solo utilizzo privato e non comemrciale. Oppure a scadenza, dopo il periodo di prova si ferma tutto.
Oppure tutto gratis all'inizio, ma se poi vuoi questo o quello devi pagare.
Ma la cosa più importante è che non solo non sapete esattamente cosa state infilando nel vostro computer, ne potete saperlo, nemmeno se avete un master in informatica, ma vi state facendo abilmente abbindolare contrabbandando il costo del prodotto con la libertà.

Un costo che magari sembra nullo ma non lo è visto che vi siete ritrovati il programma quando avete acquistato il computer nuovo.
Ma nessuno vi ha mai detto quanto sarebbe costato senza quel programma. Qualcuno potrebbe obiettare che non vi avrebbero fatto quell'allettante offerta senza il programma.
Vero anzi di più, se lo volete togliere perchè non vi piace decade la garanzia sull'hardware.

Ma che bella cosa la nostra società, che esalta così tanto la libertà e la concorrenza.
Vi vende ciò che non avete scelto, di cui non avete veramente bisogno, o peggio che non volete, Ve lo fa pagare dicendovi che è gratis, vi fa usare qualcosa che non potete conoscere con esattezza, ne manomettere in alcun modo altrimenti diventate un hacker (che nel gergo loro è un pirata)

Quindi se potete, lasciate stare e installate e utilizzate software libero.
Un esempio fra tanti: Firefox, OpenOffice, Linux, ..... programmi con licenza GPL o equivalente, non pagherete nulla e dopo aver superato la prima perplessità su come un software gratuito possa essere tecnicamente migliore di un software che vi costa e vi trasforma davvero in un pirata che viola le regole (se lo avete copiato), vivrete felici e contenti.

p.s. se avete scelto Linux lasciate perdere gli antivirus non servono !

martedì 21 dicembre 2010

Studente 2.0

Se aspettiamo che gli insegnanti diventino 2.0 nel frattempo gli studenti a che versione si dovrebbero adeguare ?
A parte il fatto che nemmeno i nativi digitali è detto che siano realmente acculturati di tecnologia, nemmeno nel semplice utilizzo.
Come dovrebbe essere uno studente per essere considerato 'upgraded' all'ultima release ?

Capacità di esplorare il mondo che lo circonda, per prima cosa.
Non limitarsi alle conoscenze accademiche, ma al contesto reale in cui utilizzare la conoscenza. Attraverso i problemi, i casi di studio i propri appunti.
Lo scopo non è più imparare meccanicamente, ma comprendere e integrare.
Lo studio nell'era digitale presuppone pianificazione, collaborazione e condivisione.
Un immersione totale e continua nell'ambiente di apprendimento che saprà costruirsi

lunedì 20 dicembre 2010

L'insegnante 2.0

Ecco come mi immagino l'insegnante 2.0, ossia colui che vive in armonia con il tempo presente. Prima che mentre si decide a rinnovarsi, la tecnologia lo abbia già portato da un'altra parte.
Naturalmente il nostro insegnante non usa più word per scrivere ma Google Documenti, e condivide con altri le proprie opere: scritti, fogli di calcolo e presentazioni.
Scandaglia il web alla ricerca di risorse interessanti che memorizza online con Diigo, cataloga e commenta utilizzando tag concordate con i suoi collaboratori.

Utilizza Prezi per confezionare spettacolari presentazioni su argomenti complessi o condivide le sue lezioni su slideshare allineando l'audio alle sequenze di diapositive.

Utilizza le mappe concettuali e mentali, rigorosamente in rete, connettendo fra loro tutte le analisi effettuate nel tempo. Associa risorse direttamente nelle mappe. Utilizza video scaricati da youtube, o prepara screencasting per illustrare percorsi digitali commentati a voce

mercoledì 1 dicembre 2010

Innovazione

Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.

- Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?- chiede Kublai Kan.

- Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell’arco che esse formano.

Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa.

Polo risponde: - Senza pietre non c’è arco.

In poche righe l’intero problema della progettualità, del modo con cui si creano cose nuove. Il ponte è un insieme di pietre, ma allo stesso tempo non è un insieme di pietre. Ciò che fa di un ponte un ponte è la stabilità, che deriva dall’organizzazione o dall’ordine con cui le pietre sono poste. In questo senso ha ragione Kublai Kan a chiedere che si parli dell’arco e non delle pietre. Ma allo stesso tempo l’arco è la forma, l’ordine, l’organizzazione che si possono imporre agli elementi materiali e si realizza solo in questi. Quindi ha anche ragione Marco Polo.

Questa distinzione è all’origine di ogni possibile innovazione. Innovare significa imporre agli elementi materiali, alle pietre, nuove forme e nuovi ordini. Per creare novità occorre un pensiero che tenga insieme la materia e la forma, la struttura fisica e le funzioni. Occorre sapere molto delle pietre ma anche saper ragionare in modo astratto, alla ricerca di tutti i possibili modi per realizzare l’ordine che rende stabile l’arco di pietre del ponte. Ciò resta vero sia nella innovazione tecnologica, che si occupa di oggetti materiali, sia in quella organizzativa, culturale, sociale.

Occorre sapere molto di Kublai Kan e molto di Marco Polo.