venerdì 28 gennaio 2011

I mezzi giustificano i Fini ?

Se il fine giustifica i mezzi, gli interi saranno giudicati senza appello ?
Rispondiamo dicendo che il Preside del Consiglio ha utilizzato i mezzi per perseguire i Fini.
Da Santa Lucia un sacco di regali, tra cui le carte da gioco di Montecarlo.
Babbo Natale e' diventato papi Natale da quando e' passato da Arcore e ha incontrato Santa Maria Godetti.
Il Bossi ha invitato tutti ad abbassare i Toni, dopo che Frattini aveva proposto di trasformare la Camera in un Casino.
Con le carte truccate spera di far vincere persino Emilio Fido dopo che questo è stato scoperto con le mani sull'argenteria del padrone di casa.
Poi si è accorto di aver dimenticato l'accento e non potendo piu' mettere le carte in tavola, ha optato per il plurale sperando nell'appoggio dell'UDC
Ma Pierferdy non si è fatto impapocchiare, insiste con la storia del terzo escluso,  il polo che dice la verità, poi la nega e infine dice che non ricorda.
Come potrebbe ricordare Silvio tutti quei numeri di telefono ?   
Ha bisogno di un agente. Era un agenda ma poi si è presentato Lele Mora. I soliti errori di battitura del T9
Aveva un codazzo di ragazze e hanno citofonato, e che cavalo non li facevo entrare ? Cribbio, sono una persona generosa io.
Poi sono molto religioso e un programma come L'infedele mi manda subito in bestia. Anche perché sono abbastanza geloso e la mia finanzata era li, dal programma di GAD Lerner.
Ebbene sii avete scoperto adesso sapete chi è: Iva Zanicchi. Torna subito a casa, svergognata le ho detto.
Ma non mi ubbidisce nessuno.
Nemmeno quando ho provato a recuperare nostra figlia Ruby, fermata dalla polizia. Non mi hanno creduto quando gli ho detto che sarebbe successo un casino in Egitto.

L'uomo della provvidenza

Le recenti vicende giudiziario-mediatiche che coinvolgono la presidenza del consiglio hanno risvegliato in me un sentimento che covava da parecchio tempo.
Sembra che la condanna del nostro paese sia quella di vivere perennemente alla ricerca dell'uomo della provvidenza.
Dal mitico generale Garibaldi relizzatore dell'unità italiana, per passare alla buonanima di "caro Lei quando c'era Lui", e dall'esule di Hammamet per giungere al Cavaliere.
Questa pessima abitudine è la fonte principale di tutti in nostri guai politici, sociali ed economici. Un vizio che perennemente ci accompagna come paese e come storia.
Quello di sperare che qualcuno si occupi della cosa pubblica, del controllo dell'operato di chi ha posizioni di potere, che tuteli i nostri particolari interessi, senza che ci si debba impegnare minimamente in prima persona in tutte queste cose.
Su tutto questo ci si divide, si sbraita e ci si accapiglia in difesa di questo e nell'accusa di quello.
Ci si affida completamente, all'uomo della provvidenza (o ai gruppi suoi antagonisti) 'per evitere il peggio', il nemico, ma mai per realizzare un sogno, prendere nelle proprie mani il destino e le scelte concrete del nostro paese.

Alla fine della  prima 'repubblica' si è persa un'occasione storica: quella di costruire la seconda. Con un bel colpo di spugna, che spazzasse via le vecchie abitudini clientelari, magari non con un perdono generalizzato (che poi è avvenuto lo stesso) ma con la semplice uscita di scena forzata dei vecchi attori.

Un girare pagina seguito da un'assemblea costituente che rifondasse lo stato conservando i vecchi e solidi principi di uguaglianza e libertà, ma rendendo più snelle e trasparenti le regole de gioco. Che creasse le condizioni di una nuova classe politica, giovane e dinamica, in competizione sulle proposte, e sulle capacità di realizzarle.
Cosa si è preferito fare invece ? Schierarsi da una parte e dall'altra, entrando subito nella competizione sostenendo l'uno o  gli altri. Fiduciosi che qualcuno alla fine avrebbe tutelato i nostri particolari interessi.
Al posto di unirci ci siamo divisi. E questo è il risultato.

Il cavaliere non ha governato ininterrottamente in questi anni. Eppure i governi dell'Ulivo non hanno affrontato le questioni strutturali e rilevanti.
Si sono concentrati sulla gestione dei fragili equilibri interni e di potere.
Così alcuni sono saliti sul carro dei vincitori, altri hanno condotto una opposizione quanto mai sospetta e connivente, nessuno si è preoccupato più dei bisogni fondamentali di questo paese.

L'errore è stato e continuerà ad esserlo, pensare che debba essere qualcuno a farlo e non noi semplici cittadini, membri della società civile.
Ma per agire con ordine e senza violenza, occorrono regole condivise, valori comuni, sentimento di nazione unita e solidale.

Affidarsi all'uomo della provvidenza, chiunque esso sia e qualsiasi buon proposito  possa  inizialmente avere è l'inizio della fine.
Verrà sempre il momento in cui gli idoli cadono in disgrazia, gli uomini se ne vanno, le ricchezze e le antiche sicurezza si sgretaolano.
E con esse si dilegua il sottobosco di personaggi pronti a saltare da un carro del vincitore all'altro.
Gli unici uomini della provvidenza a salvarsi da questa fine sono gli eroi, quelli che si tolgono di mezzo spontaneamente per non invischiarsi in questo letamaio che si forma quando dai buoni propositi si passa alla gestione quotidiana dei conflitti. O purtroppo coloro che donano la vita per inseguire un'utopia di giustizia e onestà.

Il generale si ritirò nella sua casa di Caprera ad osservare il mare.
Qualcuno aveva consigliato al Cavaliere di fare altrettanto, in tempi non sospetti, proprio quando decise di scendere in campo.
Ma lui non lo ascoltò. Lui credeva di essere suo amico,  ne lodava l'aiuto e l'indipendenza professionale che gli aveva garantito fino a quel momento, ma ora egli  esigeva il controllo dei suoi mezzi di informazione,  per le bordate quotidiane a difesa del suo proprietario.

Peccato, ci troviamo in una situazione in cui siamo tutti un po' colpevoli, per motivi diversi. E non ci aiuterà di certo scaricare la responsabilità sugli altri.
O indignarci per qualche ragazza che esercita il mestiere più antico del mondo.

Preferisco preoccuparmi per chi non ha più o rischia il posto di lavoro e fare qualcosa per questo. Parlare di costituzione, di cultura e di valori in classe e non nominare nessuno

mercoledì 26 gennaio 2011

Nativi digitali

Nativi digitali, un pomeriggio con il professore.

L'aula non era colma, anzi, uno sparuto pubblico occupava solo parte dei posti disponibili nella sala e tra loro nessun giovane.
La conferenza era stata organizzata come seguito di un precedente intervento, sul tema dell'impatto delle nuove tecnologie e in particolare quelle informatiche e telematiche sulla società e su coloro che in un futuro molto vicino dovranno occuparne i posti chiave: i giovani appunto.

Il filosofo è colui che fa della filosofia, non la racconta.

Potrebbe essere sintetizzato così l'intervento del professor Moriggi, che nel replicare all'introduzione fatta dal moderatore tenne subito a precisare che la filosofia fa parte delle materie umanistiche solo in Italia.
Scontiamo una storia che ancora oggi relega la scienza e ancora di più la tecnologia fuori dal termine 'cultura', che consente a molti di dibattere e decidere su temi scientifici senza possedere una vera cultura scientifica.
Argomenti molto interessanti, ma il cuore del discorso era soprattutto un altro per me: chi sono i "nativi digitali", coloro che sono nati con il mouse in mano, quelle persone denominate anche 'always on', sempre connesse ?

Fra pochissimo tutti gli studenti saranno nativi digitali, gran parte lo sono, ma fra non molto anche gli insegnanti lo saranno.

Per il momento chi si occupa di didattica e nativo digitale non è, si pone delle domande cruciali: come possiamo trasmettere 'cultura tecnologica' piuttosto che semplice 'competenza tecnologica'. Perché dovremmo farlo innanzitutto ?

Il timore di chi vive il fenomeno dello sviluppo tecnologico dal di fuori, non essendone in pieno coinvolto, perché restio verso l'utilizzo dei nuovi strumenti, o semplicemente perché crede di non averne bisogno è quello di vedere svanire i vecchi valori e le vecchie buone abitudini, quelle che ti fanno assaporare il tempo delle cose che fai, o l'importanza di ciò che produci.
Vedendo le cose dal di fuori però non si colgono opportunità, si vedono solo pericoli.
E' una situazione davvero paradossale questa, tutte le accuse fatte agli sviluppi tecnologici dell'era moderna, legati al diffondersi dell'informatica, se provengono da un'area  culturale così detta "umanistica", si rivelano percorrere strade riduzionistiche e meccanicistiche nelle loro argomentazioni, mentre lo sviluppo scientifico e tecnico è già andato oltre, da un bel pezzo. E' il trionfo con in nuovi mezzi, della potenza del messaggio scritto, del potere evocativo della parola, emozionale e trasformativo, ampliato dalla velocità e potenza dei nuovi mezzi di comunicazione. E' l'affermarsi concreto di una concezione olistica, sulle semplificazioni di categorie obsolete, con cui abbiamo etichettato le discipline scolastiche.

Nativo digitale è colui che vive la tecnologia, non ne parla.
 
Vivendola senza parlarne può dare l'impressione di non cogliere nessuna o poche delle buone eredità della cultura passata. Ma è necessariamente un male questo ?
Non è detto se per un attimo ripensiamo a cosa è stato combinato nella società e nell'ambiente dalle generazioni passate.

Allora sogniamo per un istante che lo scopo non sia quello di trasmettere ciò che di grande è stato pensato e detto, e magari poco realizzato, ma di contribuire insieme ai nativi digitali, la fioritura di una nuovo cultura, con i semi di ciò che non si è mai realizzato compiutamente, schiacciato da uno sviluppo economico insensibile all'ambiente e dunque al benessere reale dei cittadini, volto alla diffusione di falsi bisogni e di falsi miti.

Sogniamo per un attimo di ritornare ad un mito che ci ha fatto sognare un po' di anni fa, senza i computer e Internet a disposizione: il superamento di una società borghese, con il suo benessere ma con le sue ipocrisie, rovesciando certe concezioni del mondo che ci circondava.
Dai risultati ottenuti, non sembra che il metodo abbia riscosso molto successo, molti dei sognatori di allora oggi sono manager, filosofi o sindaci di grandi città, ma l'ambiente in cui viviamo non sembra sostanzialmente migliorato.
Ma se ci domandiamo un attimo,  in modo pragmatico, ossia più vicino a come ora sembrano essere gli adolescenti, cosa è importante veramente trasmettere alle nuove generazioni attraverso l'azione didattica ed educativa, la risposta non può che essere ancora una volta, la fiducia nel valore della cultura.
Ma come realizzare questo obiettivo nell'era digitale ?

La risposta del "filosofo"  a questa forse un po' ingenua domanda è coerente (e come potrebbe non esserlo) con le precisazioni evidenziate all'inizio della conferenza.
Occorre mostrare agli studenti, la complessità del mondo e di ciò che sta dietro all'utilizzo degli strumenti e che solo l'acquisizione di una solida base di cultura logico e scientifica,  e del metodo di indagine che ne sta alla base, può guidarci nella lettura di questa complessità.
L'insegnamento di discipline come l'Informatica  riacquista in questa luce la sua dignità culturale, come disciplina squisitamente interdisciplinare e sistemica e non semplice addestramento sull'utilizzo di apparati e programmi.

L'aula era priva della presenza fisica di giovani, ma nello smart-phone posto sul tavolo dal professore, continuavano a giungere messaggi dai social network riguardanti i temi che stavamo trattando. Proprio da quei giovani che stavano semplicemente vivendo l'evento in un altro modo.

Se vogliamo darci da fare e non perdere il treno, possiamo ancora sperare di costruire il prossimo futuro insieme, con tutta la cura e attenzione che merita, cercando di utilizzare la potenza della collaborazione di idee al di la della presenza fisica o delle apparenti assenze di valori.





Mappe per Studiare

In questo articolo parlerò dell'utilizzo delle mappe nella didattica.
E' consueto utilizzare schemi per rendere visivamente più chiari ed evidenti argomenti che si prestano ad un'analisi condotta mediante scomposizioni o classificazioni.
Con il termine Mappe intendo riferirmi a due tipologie di schemi largamente utilizzate per la descrizione di argomenti complessi o che aiutano a stimolare e facilitare la definizione o l'identificazione degli elementi fondanti di un argomento: le mappe concettuali e le mappe mentali.
Le prime perseguono l'obiettivo di rappresentare e descrivere mediante uno schema grafico costituito da nodi e frecce un argomento complesso, identificandone i concetti fondamentali e le relazioni che li legano.
Sono molto utilizzate nei libri di testo per esporre mediante schemi una serie di concetti correlati. In questo momento mi interessa però proporre uno strumento che sia utile dal punto di vista dello studente ossia da colui che vuole apprendere, piuttosto che dal punto di vista di chi sa e vuole spiegare. 
Per questo scopo sono forse più utili le mappe mentali, o per lo meno il loro utilizzo e' più intuitivo e immediato. Il loro scopo é più evocativo che descrittivo, significa che possono esseri utili per stimolare nuove idee, sia in chi le crea, sia in chi le consulta.
Introduciamo un esempio, realizzando una mappa mentale con il software Xmap scaricabile gratuitamente dal sito. www.xmap.com
La creazione di una mappa mentale inizia con il dare un nome al concetto che vogliamo esplorare. 
Con un programma come xmap e' la prima informazione che dovremo scrivere. Essa apparirà  al centro dello schema.  
Passeremo poi ad esplorare i concetti fondamentali legati a questo tema centrale. Come possiamo scomporre l'argomento in parti indipendenti ?
Basterà aggiungere ciò che ci viene in mente per vederlo rappresentato da un nodo legato all'argomento principale. 
Come petali di un fiore la nostra analisi potrà essere rappresentata in modo grafico rapidamente, suggerendoci nuovi nodi o classificazioni. Maggiore enfasi alle informazioni potrà essere data scegliendo icone colorate, sfondi o raggruppamenti.
Un esempio concreto e rappresentato da questa mappa volutamente incompleta che analizza il concetto di web 2.0
Nel disegnarla mi sono chiesto a quali bisogni debba rispondere uno strumento di Internet classificato sotto la sigla Web 2.0
Nel cercare di rispondere dopo aver cercato di elencare questi bisogni ne ho esplorato uno in particolare cercando di arrivare a indicare un esempio specifico.
Ora scegliete un argomento che vi piace o dovete studiare e provateci ache voi. Sentitevi liberi e fantasiosi e giocate con la vostra mappa arricchendola sempre di più



sabato 1 gennaio 2011

Una lezione con Diigo

Una lezione con Diigo
di Giulio Falco

Ho cominciato a pensare che Diigo, lo strumento per il social Bookmarking, potesse essere utile per le mie lezioni, riflettendo indirettamente su un'altra questione:
"come possiamo migliorare la gestione del nostro tempo, in un'epoca così frenetica, piena di impegni ma anche di stimoli continui, che mettono a dura prova la nostra attenzione e la nostra capacità di ricordare ?"
Rincorrere continuamente le novità, onorare gli impegni, porre attenzione su ogni cosa che ci capita e ci sembra degna di nota, non solo è faticosissimo, ma ha un importante effetto collaterale:
se cerchiamo di mettere ordine alle nostre cose, ci rimarrà il tempo per riflettere ?
Se non vogliamo rinunciare a entrambe le cose, ossia vivere il nostro tempo, ma nello stesso momento lasciare spazio alla nostra immaginazione e ai nostri desideri, urge una strategia e una metodologia che ci venga in soccorso.

Con questa ida in mente mi sono imbatturo in un libro di Davin Allen, uno studioso autore di un metodo chiamato GTD (Get Thing Done) che ha avuto un enorme successo mondiale fra i manager aziendali e le persone comuni.
Merito del suo lavoro non è tanto aver messo a punto una serie di consigli pratici che possono anche apparire ovvi, ma di aver analizzato in modo generale le motivazioni profonde sul perchè bisognerebbe adottare il suo metodo.
Allora ho pensato: potrebbero valere questi principi anche nello studio e/o nell'insegnamento ?

Uno dei principi fondamentali è che dovremmo possedere dei sistemi, non necessariamente elettronici, per rendere semplice ed affidabile la registrazione delle informazioni rilevanti per noi, nel momento in cui compaiono fin al momento in cui vengono utilizzate.
L'errore che tutti incosapevolemnte compiamo è quello di voler fare tante cose in uno stesso momento, con conseguente stress e perdita di fiducia nel sistema di registrazione che ci spinge po ad abbandonarlo o a non adottarlo appieno.

Allora la mia lezione con Diigo si svolge in questo modo: viene proposto un argomento, abbastanza generale per poter essere sviluppato in diversi modi e abbastanza complesso da richiedere una ricerca di materiale.
Prima di scrivere qualcosa di nostro occorre RACCOGLIERE delle informazioni. Il web è fantastico in questo, ma estremamente dispersivo. Siamo attirati in continuazione da link che ci portano da una pagina che ci sembrava bella ad un più interessante per altri motivi.
Raccappezzarsi anche dopo pochi minuti è un incubo.
Ma perchè non trasformare un incubo in un qualcosa di piacevole ? Lasciamoci trasportare dal viaggio, siamo lì per esplorare non per Capire o Catalogare
In questa fase i ragazzi se la cavano benissimo, sono nelle altre fasi in cui difettano. Non servirebbe a nulla inibirli nelle cose che fanno bene solo perchè non riescono ad ottenere risultati significativi in altri compiti.

Dopo aver raccolto in un gruppo condiviso su Diigo tutti i link trovati da ciascuno, si passa alla seconda fase: RIFLETTERE

Ognuno deve porsi la domanda riguardando i link trovati: "perchè la risorsa è interessante ?".
Oppure "vale la pena eliminarla ?"
In questa fase si riprendono le risorse e si rileggono dopo avere eliminato i doppioni o quelle ritenute meno utili.
Per quelle rimaste dovremo passare alla CATALOGAZIONE utilizzando delle parole adatte come etichette (tag). Queste si possono concordare con l'insegnante o seguendo una logica propria scegliere quella o quelle più adatte a catalogare la risorsa.
Infine occorre COMPRENDERE il materiale che abbiamo trovato. Ciò dovrà avvenire sottolineando alcune parti significative, che verranno visualizzate da Diigo nell'elenco dei link.
Questa fase è importantissima. Sottolineare non è un'operazione semplice, occorre leggere tutto il testo, per riuscire a identificare le parti più significative. Non devono essere troppe e ne troppo poche.
Una volta svolto questo compito per conto proprio e con attenzione, si potranno successivamente leggere online i commenti dell'insegnante, che intanto avrà seguito e stimolato i lavori.

Per concludere il lavoro si passerà alla fase di PRODUZIONE, dove si potrà creare una lista tematica, includendo i link migliori e per generare un testo contenente tutte le note e le sottolineature. Successivamente intervenire manualmente su questo testo e trasformarlo in una tesi o manuale di studio.

Un procedimento un po' diverso che una ricerca fatta con un copia incolla da wikipedia senza aver nemmeno letto di cosa si tratta, o no ? Abbiamo applicato una didattica per 'processo' e non per 'risultato'. Gli studenti vengono valutati per ciò che svolgono e su come lo svolgono piuttosto che sui prodotti che consegnano. Ma possono essere continuamente corretti e sostenuti durante il percorso.