giovedì 20 ottobre 2011

Problemi indecidibili

Dimostrare che un problema non ha soluzione come la "quadratura del cerchio" può sembrare una sconfitta, ma per la matematica non lo è affatto. Averlo dimostrato significa infatti non dover più sprecare tempo ed energie per inseguire un sogno irrealizzabile.
Che dire allora dei problemi "indecidibili" ? Si tratta di problemi la cui risposta non è ne affermativa e nemmeno negativa. Il tentativo di trovare una soluzione razionale, porta a paradossi oppure all'impossibilità di trovare una risposta definitiva, di qualunque natura. In sostanza un problema indecidibile non ha risposta.
La cosa sorprendente è che non avere risposta non significa necessariamente che la domanda è stata posta in modo ambiguo o è scorretta.
Un esempio molto bello a mio parere che illustra il concetto è il seguente problemino:
E' noto che i giochi di qualsiasi specie si possono suddividere in due famiglie: i giochi FINITI, sono quelli le cui regole garantiscono che prima o poi il gioco terminerà. Ad esempio il "gioco dell'oca" ha tra le sue regole lo spostamento del contrassegno dei giocatori, in base al risultato di un dado. Poichè il dado tra i suoi risultati non ha lo zero, e suupponendo che non esistano sul percorso caselle che fanno tornare indietro, allora prima o poi il gioco terminerà nel senso che uno dei giocatori arriverà al traguardo per primo.
Al contrario il gioco degli scacchi, supponendo di non adottare alcuna regola che limiti il numero di mosse massimo che è possibile fare senza spostare pedoni o mangiare pezzi, in teoria potrebbe non far terminare mai una partita. Due giocatori particolarmente pedanti potrebbe ripetere all'infinito la stessa sequenza di mosse senza arrivare mai ad alcun risultato definitivo. Chiameremo questa categoria di giochi INFINITI.
In sostanza le regole di un gioco appartenenti a questa categoria non garantiscono con certezza che la partita finirà. Particolari scelte dei giocatori potrebbero portare ad una durata eterna della partita.
Non sembra che ci siano problemi o ambiguità per decidere in quali delle due categorie, appartiene un qualsiasi gioco. Si tratta solo di analizzare se le regole garantiscono la terminazione della partita in ogni caso oppure no.
Un giorno però due buontemponi (sembra si sia trattato di due divinità pagane provenienti dall'Olimpo) decidono di inventare il metagioco.
Le regole sono le seguenti: il primo dei due giocatori sceglie un qualiasi gioco dalla categoria dei giochi FINITI, il secondo effettua la prima mossa. Successivamente la partita continua seguendo le regole del gioco scelto.
La domanda è: Il metagioco a quale categoria appartiene, quella dei giochi FINITI o a quella dei gioco INFINITI ?
La domanda è ben posta, non ambigua come la descrizione delle premesse.
Ma una risposta non può essere razionalmente data. Ogni tentativo di rispondere in un senso o in un altro porta a delle contraddizioni.
Provate !

venerdì 14 ottobre 2011

chi nasce tondo ....

La risposta a certi quesiti fondamentali può arrivare quando meno te lo aspetti.
Esiste un termine anglosassone molto bello, poco traducibile in italiano: "serendipity"
Significa che quando cerchi qualcosa, e non trovi la risposta semplice ma profonda di questa ricerca, può capitare di trovarla mentre sei impeganto in altre cose e in altre direzioni.
Per quanto riguarda la didattica e l'apprendimento ad esempio, è sempre importante poter esprimere un concetto in modo efficace e semplice.
Da tempo stavo cercando nell'attività quotidiana di insegnamento, di trasmettere l'idea che l'apprendimento non si può ridurre a semplice trasferimento di informazioni, ma richiede per poter essere significativo, un'apertura di chi apprende verso nuovi orizzonti, nuove prospettive, modi alternativi di percepire la realtà che presupponevamo di conoscere.
Nulla è più deleterio che l'illusione di conoscere. Il grande filosofo greco Socrate insegna.
Ma sembra che molti nell'era moderna si siano dimenticati di questo insegnamento.
E invcece no.
La mia amica Giulia, che lavora come barista in un piccolo bar dove spesso ci intratteniamo per un caffè o un panino, mi ha fatto dono di questa immagine, scattata con un telefonino, di una costruzione realizzata con la plastica di una bottiglia di acqua minerale


Esprime meglio di tantissime parole il concetto che tentavo di illustrare.
Il sottotitolo è : "sfatiamo un mito"

Chi nasce tondo può diventare quadro. Aggiungerei "e deve farlo se lo ritiene giusto (e viceversa)".

Grazie Giulia, sei riuscita a quadrare il cerchio con un tappo di bottiglia.