sabato 24 dicembre 2011

Lo zero e il nulla

La civiltà moderna ha scoperto lo zero in epoca relativamente recente. Gli antichi romani ad esempio non lo conoscevano o per essere più precisi non ne facevano molto uso.
E' la civiltà araba ad averlo introdotto probabilmente avendolo appreso da civiltà più antiche.
Nella notazione posizionale dei numeri il suo ruolo è essenziale.
La difficoltà concettuale nel comprendere questo simbolo e il suo uso sono legati alle difficoltà di immaginare un significato per il 'nulla'.
Ma in verità questo simbolo non rappresenta il nulla, pituttosto una quantità nulla.
La differenza è sottile ma importante.
Se in un raccolta di fondi per beneficenza ad esempio chiedo ad una serie di persone di compilare un modulo indicando la cifra che intendono versare, e qualcuno compila il modulo mettendo zero nella casella dell'importo, significa che quella persona non intende versare niente.
Ma se lascia in bianco quella casella, e invia ugualmente il modulo non posso trarre alcuna conclusione riguardo al cifra che intende versare.
L'esempio sembra un po' assurdo, perchè una buona applicazione software probabilmente renderà obbligatorio inserire in quel campo un valore maggiore di zero.
Nelle applicazioni pratiche in molte situazioni non si desidera avere a che fare con l'incertezza legata ad un vero valore nullo.
Si introduce in questo caso un valore di DEFAULT. Significa che se l'utente non si esprime allora verrà preso come risposta un valore standard fissato in anticipo.
Questa soluzione è valida tutte le volte che abbiamo bisogno di una risposta, per poter procedere con delle decisioni, anche nel caso queste risposte non arrivino.
E' il principio ad esempio del 'silenzio assenso' utilizzato nel diritto. Significa che quando applichiamo questo principio e rivolgiamo una domanda a qualcuno, abbiamo fissato un valore di default affermativo.
Soprattutto in situazioni importanti della vita dunque, non esprimersi quando lo si dovrebbe fare equivale spesso ad abbracciare in realtà una risposta.
Meglio in questi casi esprimersi chiaramente piuttosto che nasconderci dietro l'ambiguità di non rispondere.
In molti casi non prendere posizione ci evita la scocciatura di affrontare le situazioni, mentre farlo ci costringe magari ad un confronto con altre idee o altri pareri. In un ambiente libero e rispettoso di tutti, ciò non dovrebbe mai avere conseguenze negative.

venerdì 16 dicembre 2011

Cara amica

Lei si disvela come illuminazione che rischiara ció che si credeva già inondato di luce, ma in veritá era solo avvolto dalla foschia.
Un' illusione creata dalla convinzione che ciò che si studia sui banchi di scuola sia, se tutto va per il meglio, interessante e utile, ma non nella vita vera.
Quella è un'altra cosa, un posto in cui non c'é spazio per i sentimentalismi, nè per i sogni. Una zona che chiamiamo realtà, costruita sugli oggetti che desideriamo ma non amiamo, sull'invidia e sulla lotta, dove i discorsi dotti servono a nascondere la convinzione che nulla cambierá mai e dunque non saremo certo noi a cambiare. Le cose. Cambieranno noi.
Si impadroniranno della nostra anima nel momento in cui da accessorio diventeranno i compagni della nostra solitudine.
Compagni ingombranti, simpatici e talora utili, ma anche pesanti e invadenti, sempre pronti a toglierci il respiro.
La cultura é aria pulita. Spazio possibile. Convinzione che è il sogno che costruisce le realtà. Tutte le realtá.
Non il sogno prefabbricato che acquistiamo dai professionisti dell'intrattenimento come facciamo con i prodotti.
Si tratta dell' immaginazione che emerge nell'istante in cui ci accorgiamo che l'aria pulita che abbiamo respirato ha prodotto in noi cambiamenti profondi e irreversibili.
Lo stupore di osservare che ció che puó uscire dalle nostre bocche, dalle nostre mani e dalla nostra penna non esisteva stipata da qualche parte. E' vita appena nata.
Così le nozioni che faticosamente abbiamo immagazzinato non sono che pallide fotocopie delle infinite vite che ci circondano.
Mappe per raggiungere il luogo delle operazioni.
Ma poi dobbiamo immergerci, non possiamo imparare a nuotare rimanendo asciutti.

domenica 11 dicembre 2011

Cos'è l'Informatica ?

In questo articolo cerco di illustrare una possibile visione della disciplina indipendente dai suoi aspetti strettamente tecnologici.

Per Informatica, intendo la "Scienza dell'Informazione" ossia quella scienza che studia l'informazione, i metodi per conservarla, trasformarla e trasmetterla, per risolvere problemi o per eseguire compiti in modo automatico.

Oggi con questo termine si usa in genere in senso più ristretto, ossia come le tecnologie legate alla costruzione ed utilizzo dei computer nei diversi campi di applicazione.
Personalmente preferisco utilizzare per questo significato la sigla ICT (Information and Telecommunication Technology)
In passato si utilizzava la sigla EDP (Electronic Data Processing) che evidenziava l'uso dei computer elettronici per elaborare l'informazione.

Nel'eccezione data dalla prima definizione l'Informatica è dunque una scienza e come tale si pone il compito di comprendere dei fenomeni più che di trovare applicazioni o piuttosto migliorare quelli esistenti.
Le origini di questa scienza sono dunque precedenti all'avvento dell'elettronica e dei computer poiché anche in epoche antiche ci si era posto il problema di trattare l'informazione e di definirne gli ambiti applicativi.
Come disciplina autonoma e unitaria è ovvio che prende vita con i sorprendenti progressi tecnologici dati dall'avvento dei computer e dalla loro evoluzione. Possiamo ritrovare però i suoi metodi di indagine e i concetti fondamentali sparpargliati in altre discipline scientifiche più tradizionali: matematica, fisica, linguistica, psicologia, solo per citarne alcune. L'elettronica naturalmente soprattutto per quanto riguarda i principi di funzionamento degli apparati.

Dalla matematica eredita ad esempio il concetto stesso di algoritmo, come procedimento risolutivo, la logica booleana, sviluppata da Geaorge Boole molto prima dell'avvento dei computer e l'elenco potrebbe continuare all'infinito: il concetto di computabilità ossia calcolabilità che fa ricorso alle funzioni e alle domande fondamentali che riguardano al capacità teorica almeno potenziale di risolvere oppure no qualunque problema ben posto.
Non sto parlando in questo momento quindi delle applicazioni altrettanto importanti che l'uso dei computer ha avuto in ambito strettamente matematico, come nel calcolo numerico a quello algebrico alla statistica ecc.
Piuttosto mi interessa evidenziare come dalla matematica la Scienza dell'informazione erediti il linguaggio formale e i procedimenti rigorosi di indagine che permettono di rappresentare e manipolare oggetti astratti e dunque informazione.
Si potrebbe pensare alla Scienza dell'informazione come ad una sorta di matematica applicata dunque, che però si appoggia anche su un uso massiccio di dispositivi elettronici, studiati inizialmente dai fisici.
Nelle applicazioni moderne non si può prescindere inoltre dall'impatto che le diverse applciazioni hanno sull'uomo che le usa, inizialmente gli utenti erano principalemnte fisici o scienziati che necessitavano di un supporto automatico ai loro calcoli, oggi sono anceh le persone comuni per la attività più diverse della vita quotidiana.
Le percezioni e l'effetto che queste applicazioni possono avere sull'uomo sono ambito specifico delle scienze psicologiche e sociologiche.
La stessa definizione di Intelligenza Artificiale, nella formulazione data da Alan Turing uno dei padri dalla scienza informatica, nel famoso test di Turing, si basava sull’ipotesi che la capacità dei programmi avrebbe potuto ingannare il giudizio umano riguardo a chi fra due entità nascoste in un'altra stanza e comunicanti mediante un terminale fosse un umano e quale fosse una macchina.

La teoria dei giochi infine che valse il Nobel per l'economia al professor John Nash, la cui storia è stata abilmente interpretata nel film biografico "The Beatiful Mind", mostra come temi matematci, di economia e informatici si possano mescolare in modo inestricabile.
Una macchina che gioca a scacchi sicuramente utilizza algoritmi di teoria dei giochi, perché utilizza strategie anche complesse con lo scopo di ottenere una vittoria in un gioco dalle regole ben precise. Ma allo stesso tempo una competizione economica o addirittura una situazione di tensione militare può essere affronatta con i modelli matematici messi a punto per la prima volta da Von Neumann e altri quando posero le basi per la teoria dei giochi.

Dovrebbe essere evidente da questa breve analisi, che la disciplina scientifica che sta dietro alle splendide applicazioni dei computer ai giorni nostri ha una storia e una vocazione fortemente interdisciplinari e non solo.
Si potrebbe affermare anzi che unendo discipline scientifiche empiriche o deduttive, con scienze che coinvolgono l'uomo, tradizionalmente inclini a metodi di indagine e a filosofie differenti, la vocazione filosofica della scienza informatica sia anche fortemente 'olistica' orientata cioè alla costruzione di senso a partire dagli oggetti che ne formano la base fondamentale: 'i bit' le singole cifre binarie con cui codifichiamo nell'era moderna qualunque tipo di dato o informazione.

Il 'senso' (soprattutto quello comune), emergono come proprietà dell'intera persona, della complessità del cervello umano e delle sue reti neuronali, nelle interazioni fra le parti di qualunque sistema complesso , vivente, non vivente o misto.

Il 'riduzionismo' dunque, quell'atteggiamento che tende a scomporre in parti un sistema per studiarne le proprietà di insieme a partire dalle sue componenti, deve lasciare il passo in molti casi all'analisi di insieme come non scomponibile o classificabile in modo semplicistico.
Si tratta di interpretare le cose secondo diversi 'livelli di astrazione' ossia punti di vista che possono concentrarsi sui singoli ingranaggi piuttosto che sul comportomento unitario.
Purtroppo il legame di causa effetto tra i dettagli più minuti e il 'tutto' non sempre è controllabile e spiegabile in modo semplice, e nemmeno è sempre noto.

E' auspicabile ad ogni buon conto che qualunque livello si voglia affrontare nello studio o nelle applicazioni dell'Informatica e nelle discipline ad essa connesse, non si confondano mai le necessità pratiche con gli scopi e gli obiettivi di qualunque profonda attività di indagine e di riflessione sulla natura e sull'esistenza.