Dalla fama, si passerà presto alla fame.
I recenti spettacoli televisi, come il reality l'isola dei famosi, ci stanno già abituando a ciò che ci aspetta.
Gli spettatori purtroppo non fanno molta fatica ad immedesimarsi, arrivare a fine mese con qualche soldo per procurarsi il cibo diventa sempre più difficile.
Il problema è che i 'naufraghi' potevano sempre sperare in qualche pesce, o noce di cocco. Ma a Milano o Monza dove andremo mai a pescare: nel Lambro e nel Naviglio ?
Potremo sperare solo nell'X-factor e quindi mettiamoci a cantare che ci passa.
Per chi ha la fortuna di potersi pagare l'energia elettrica, c'e' internet, che per molti è identificato ormai in Facebook.
C'e' chi afferma che i soli in grado di permettersi un collegamento pomeridiano, siano soltanto ormai gli sfaccendati. Tutti gli altri sono ridotti infatti sul lastrico.
Costoro passerebbero tutto il giorno a trastullarsi e a votare Pisapia tra una chat e una sessione a 'cityville' il gioco che ci fa sognare di diventare sindaco.
Per quei pochissimi invece che lavorano e usano Facebook, i minuti sono contati, le aziende utilizzano lo stesso mezzo ma per spiare cosa fanno e dicono i dipendenti e avere sistemi più rapidi per sbarazzarsene.
E' un modo di incentivare l'economia secondo le strategie politiche attuali: tagliare i costi.
Quindi in definitiva il concetto di "fame" sui media tradizionali tende a convergere con quello ottenuto attraverso i social network.
Il problema è che ci occorrono consumatori, per portare a compimento il grande progetto di riforme.
Saremo famosi, soltanto per 15 minuti, il tempo necessario a saltare il fosso prima del voto di fiducia in parlamento, è una famosa frase di Andy Luotto. Quello che aveva capito tutto molti anni fa in una famosa trasmissione televisiva rispondeva soltanto con le frasi: "buono", "no buono".
In effetti passat i 15 miuti molti non si ricordano nemmeno come si chiamano e allora pestano i piedi perchè qualcuno se ne ricordi.
Ma con tutti gli impegni e gli impedimenti istituzionali e relazionali, uno può mica ricordarsi tutto.
Tornando alle riforme, necessarie al rilancio dell'economia sia fra strada sempre di più la necessità di mettere mano alla famosa legge 'porcellum' dell'onorevole Calderoli.
Ma in realtà come il suo stesso ideatore ha confessato, la forte componente di immigrati di origine musulmana oramai impedisce una sua modifica, essendo come noto vietato dalla loro religione il consumo di carne di maiale.
Non ci resta quindi che 'bere' per dimenticare, ma anche qui l'unica cosa ancora a buon mercato che rimane da bere è l'acqua. Non perchè hanno vinto i si al referendum, ma perchè siamo un paese che fa acqua da tutte le parti e quindi la risorsa non ci manca.
Come la fantasia, ma non si sa se ancora per molto. Quella che ci faceva credere che la crisi economica non esisteva, che era un'invenzione del popolo dell'Internet, visto che il tg di Minzolini non ne parlava.
Ridateci i programmi di storia, RAI diseducational, e passiamo con la fantasia indietro nel tempo ai tempi d'oro delle conquiste.
Come quando arrivando in Grecia, ci sentivamo dire: "Italiani, greci, stessa faza stessa razza". Mai profezia fu più lungimirante.
Come facevano a sapere che decenni dopo ci saremmo trovati in coda, per gli aiuti internazionali.
Per concludere questa breve disamina sul concetto di fame nell'era moderna. Si tratta ormai di un fenomeno virtuale, sui nuovi tablet di ultima generazione un panino può apaprire talemnte verosimile da farci passare la fame.
Per la fama, possiamo aspettare, bastano 15 minuti in tutto, una sveltina, una quisquilia come direbbe Totò, una soluzione c'e'.
Smettiamola di comunicare tra noi con twitter, e isoliamoci un po'. Smettiamo di rompere le palle con i blog, da plurali diventiamo singolari.
Ed ecco che la fame diventa fama e il problema è risolto.
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