giovedì 15 settembre 2011

Mance

Mance di questi tempi ?

Sei seduto su un tavolino di un bar, o in pizzeria dopo pranzo, cercando di rilassarti e pensare ai fatti tuoi.
Hai pranzato bene, osservi il personale correre avanti e indietro e gli altri avventori discutere fra loro sorseggiando il loro drink.
E' l momento di pagare il conto e la carta di credito è pronta, ma cerchi qualcosa nelle tasche, da offrire al cameriere.
Un piccolo biglietto di carta almeno o qualche moneta un po' pesante in funzione del totale.
E' un momento difficile questo, più che in passato permettersi di uscire a pranzo o semplicemente concedersi il lusso di rilassarsi al tavolino di un bar diventa sempre più difficile per tante persone.
Perché allora aggiungere ad un conto in genere abbastanza salato, o ad un pranzo in cui il servizio è una voce già compresa, un ulteriore obolo ?
Ho fatto una riflessione pochi giorni addietro. Oltre che garantire uno spontaneo riconoscimento a chi lavora con impegno e gentilezza, ho intuito che ci deve essere dell'altro che mi spinge in questa direzione.
Perché mai dovremmo sempre fare i conti con le organizzazioni imprenditoriali grandi o piccole che offrono prodotti e servizi e mai osservare coloro con cui siamo in contatto concretamente ?
E' un istinto che ci fa dimenticare forse che le cose non si realizzano mai da sole e nemmeno a causa delle grandi pianificazioni senza coloro che fanno sì che accadano veramente, qui e ora, onorando quel patto sociale che fa in modo ogni giorno si perpetui quello scambio che rende possibile una vita sicura e dignitosa ?
Lasciare una somma anche piccola ma dignitosa significa entrare in contatto direttamente con chi in quel momento lavora, stabilire una sorta di comunicazione umana, al di là dei contratti e dei doveri.
Certo in molti lavori ciò non è possibile, sarebbe ridicolo lasciare la mancia all'impiegato delle poste che ci spedisce il bollettino.
Forse un "grazie" può servire ugualmente allo scopo però. Ci può far riconciliare con il mondo, riportare al motivo intimo della mia riflessione.
Se dimentichiamo che dietro le organizzazioni grandi o piccole ci sono le persone, quelle che mettono le loro mani nel campo in cui lavorano, avremo sempre una visione distorta della realtà.
Penseremo di non poter mai cambiare nulla, perché i poteri forti avranno sempre il sopravvento su ogni cosa.
Invece potrebbe bastare guardarsi negli occhi, domani appena usciamo di casa, con il vicino, il portiere o il barista per capirsi.
E forse con lo stesso sguardo prendere a calci metaforici il potente di turno.
Quello che le mance le lascia esagerate perché maneggia soldi non suoi. Perché pensa di comprarsi non solo il lavoro, ma anche il tempo e la dignità delle persone.
E comprandosi i finti intellettuali ottenere quella dignità che ha perso da tanto tempo e forse non ha mai avuto, preferendo passare il tempo a distruggere quella altrui.
Dopo aver calpestato la verità, si è passati a calpestare la dignità e ora cosa manca ?
Possibile che il lattaio, il fiorista, il giornalaio, il vigile, il poliziotto, l'imbianchino e continuando all'infinito non siano ormai al punto di non ritorno e non possano incrociandosi gli occhi lasciarsi una mancia l'un l'altro ?
Chiudiamo il televisore, buttiamo nel pattume quella carta straccia che imita un giornale e guardiamoci negli occhi per favore.

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