Ho recentente inviato un messaggio sul forum di miei studenti di una classe quinta, impegnati in un'esercitazione in cui sto sperimentando un approccio alla progettazione più realistico e consapevole.
Nel progetto informatico che devono realizzare cerco di giocare un ruolo di osservatore, sfruttando ogni occasione, positiva o negativa per stimolare una riflessione critica su quanto stanno facendo. Ecco il testo dell'ultimo messaggio:
Nei miei interventi degli ultimi giorni, telematici o dal vivo ho cercato
di esprimere dei concetti e fornire degli esempi che non seguono uno schema consolidato.
Spero tanto che ve ne siate accorti.
Abbiamo parlato in un recente post della gestione del tempo e dell' impegno che ogni attività degna di successo richiede.
Nulla di molto originale in questo, probabilmente sarete assuefatti a
predicozzi di questo tenore da parte di altri insegnanti, genitori o
fratelli maggiori.
Da parte di persone insomma che si sono presi carico, per ruolo ricoperto o per amore parentale, del vostro futuro.
Stavo riflettendo però sulla motivazione profonda che mi spinge ad
esternare determinati pensieri e a tentare certe strategie. E' qualcosa
che non necessariamente è legato al senso del dovere o la passione per il
proprio lavoro.
Qualcosa che mi fa sentire profondamente a disagio in questo momento storico e in particolare nella società in cui viviamo.
Forse si tratta della motivazione profonda che mi ha spinto a scegliere questo mestiere piuttosto che tentare o continuare su altre vie.
Ho compreso che si tratta del fascino che ha sempre esercitato su di me e dell'elogio che ho sempre desiderato tributare all'intelligenza.
La propria e quella altrui.
Mi sta bene tutto, disinteresse personale o svogliatezza. Desiderio o egoismo.
Ma non la stupidità. Esibita, reale o presunta.
La furbizia e l'inganno. L'ignavia o la passività.
E' l'unica cosa che odio veramente, che aborro.
Che mi da nasuea. Siamo circondati da questo clima, soffocati direi.
Non cadete in questa trappola, non nascondetevi mai dietro la finta
stupidità per convenienza.
Esibite la vostra intelligenza ogni volta che potete. Allenatela.
Questo era il senso del mio intervento sul tempo
Prima ancora di chiedervi impegno o rispetto dei doveri , mi piacerebbe convincervi della necessità fondamentale di impegnare e sviluppare la vostra intelligenza.
" A furia di camminare con lo zoppo si impara a zoppicare" dice un vecchio proverbio popolare.
Guardatevi attorno. E' tutto un esempio di astuzie, rendite di posizione, guadagni facili e apparenze lontane dalla realtà concreta.
Sembra che qualunque altro discorso sia corretto solo in senso accademico, Ma poi si scontri con la realtà quotidiana dove contano altre cose, meno che l'intelligenza.
Ebbene non è così.
E' questa la cosa che mi arreca più disagio, non solo con voi, ma anche in altre situazioni di lavoro o di amicizia.
L'esibizione della stupidità, il nascondere l'intelligenza come se fosse una malattia da non esibire. Utilizzarla solo per propri fini astuti e per sopravvivere nel quotidiano.
Qualcosa di cui vergognarsi come se arrecasse danno a chi l'intelligenza non solo non la esibisce ma forse realmente l'ha persa o non l'ha mai avuta.
E' un arrendersi al pensiero e alla pratica mafiosa questo. L'equazione "intelligente è chi è furbo", è una falsa equazione.
Mi sento a disagio quando vi osservo comportarvi in modo passivo, per difendere magari qualche sacrosanto diritto ma in modo sbagliato. Al posto di rivendicare le vostre esigenze, ritagliarvi furbescamente uno spazio che in realtà spazio non è.
Evitare un'interrogazione, studiare il minimo indispensabile.
Non arrichhivirvi, per fare dispetto a chi ?
Non esercitare le capacità innante che possedete, quelle legate alla riflessione critica, ribelle oppure saggia. Più saggia di tante persone mature che lo sono solo per l''età e il ruolo.
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