La lettura di un recente e bellissimo post sulla figura e la storia del medico e artista Enzo Jannacci mi ha stimolato alcune riflessioni.
La mia principale professione, ormai da diversi anni è quella di insegnante. Ogni giorno non posso fare a meno di pensare, alla mattina, prima di recarmi a scuola, a come vedrei il mondo di oggi, se potessi magicamente ritornare agli anni della mia adolescenza, rivivere le ansie, gli scombussolamenti ormonali, i sogni di quei momenti della mia vita.
Uno degli ultimi pezzi, del grande maestro, inciso insieme a suo figlio e a un noto rapper inzia dicendo:
"desolato, anzi incazzato ...".
Un ultimo meraviglioso regalo, quasi un testamento, a voler riaffermare nonostante il passare del tempo, che apparentemente ha trasformato radicalmente il mondo in cui viviamo, della validità dei suoi sogni giovanili.
"... lo dicevo cinquant'anni fa e ci riprovo ancora, che forse è la volta buona ...."
Un anelito a non gettare via la propria vita.
Un chiedere scusa, ai giovani di oggi, se noi adulti, genitori, educatori o semplicemente persone che si fermano a riflettere sul futuro e sul passato, non siamo stati capaci di indicare concretamente e sinceramente la via per affrontare con il necessario vigore i problemi del nostro tempo.
E allora che fare ?
La via più semplicistica sarebbe quella di continuare a ripetere ciò che non si deve fare. Senza poter indicare ne un perché e nemmeno una via alternativa.
"Il fatto è .... Il fatto è .... che sempre allegri bisogna stare ...."
Il fatto è che .... che .... i desideri non si comprano.
Il denaro parzialmente può soddisfarli forse, ma non ci è di nessun aiuto per quanto riguarda imparare a generarli.
Ad un ragazzo che si trova in difficoltà a trovare la sua strada, che non riconosce il valore della cultura per la sua vita, o più modestamente che non ritiene pertinente ciò che gli viene raccontato a scuola, per lui poco servirebbe ascoltare l'ennesima predica.
Allora mi è tornato alla mente un episodio apparentemente insignificante accadutomi diversi anni fa. Dovendo fare un regalo natalizio ad un bambino, cercai in un negozio di pupazzi, un serpente a forma di anaconda.
Non sono mai stato molto abile ne paziente riguardo ai regali. Quella volta cercai proprio un pupazzo raffigurante quell'animale, e non un coniglietto, un gattino o un cagnolino.
Il motivo vero, è che sono sempre stato affascinato dal grande rettile, e forse inconsapevolmente proiettai quel desiderio nel dono che facevo ad un bambino.
Probabilmente ci comportiamo spesso così nei confronti dei nostri figli o dei nostri studenti, cerchiamo di immaginare cosa sarà utile per loro, convincendoci che ciò che abbiamo scelto è ciò di cui hanno veramente bisogno.
Il risultato di quel regalo, abbastanza originale fu sorprendente: il bambino sembrò apprezzare, il pupazzo era lungo e morbido, e invitava al gioco. Ma nei giorni successivi, e per parecchio tempo dopo, ogni volta che mi incontrava mi domandava: "sai qual è l'animale che mi piace di più ? E' l'anacondaaaa"
Era diventato un gioco, quasi un simpatico scherzo, il bambino aveva intuito forse prima di me, che quel regalo doveva soddisfare un mio desiderio ancora prima del suo.
I desideri non si comprano.
Si cercano, si creano e si fanno nascere. Il maestro Jannacci ci ha raccontato nelle sue canzoni, che spesso i più poveri ed emarginati hanno dei sogni meravigliosi, e che le difficoltà della vita non impediscono affatto di amare e di vivere con intensità i nostri desideri.
Lo ha fatto con quella sua maestria tutta particolare, capace di mischiare lo scherzo con l'apparente 'non sense', il tragico con l'allegria, la magia della musica con la profondità delle parole.
Lo ha fatto mostrando sempre di essere un pensatore libero, dai pregiudizi, dai facili conformismi, dalle ribellioni di facciata. Lo ha fatto mostrando di essere un antidivo, continuando a esercitare con scrupolo il suo lavoro di medico, nonostante la notorietà e le lusinghe del palcoscenico.
Allora mi riprometto di fare tesoro di questo esempio, cercherò di mostrare a chi me lo chiede, quali sono i miei desideri e le mie passioni, non pretendendo che debbano essere necessariamente i loro. Ma cercando di mostrare anche che la "via" non la si trova tra gli scaffali di un supermercato, e non si raggiunge diventando 'famosi'.
Non si diventa, si è. Tutto il resto: fuffa.
Nessun commento:
Posta un commento