In questo articolo cerco di illustrare una possibile visione della disciplina indipendente dai suoi aspetti strettamente tecnologici.
Per Informatica, intendo la "Scienza dell'Informazione" ossia quella scienza che studia l'informazione, i metodi per conservarla, trasformarla e trasmetterla, per risolvere problemi o per eseguire compiti in modo automatico.
Oggi con questo termine si usa in genere in senso più ristretto, ossia come le tecnologie legate alla costruzione ed utilizzo dei computer nei diversi campi di applicazione.
Personalmente preferisco utilizzare per questo significato la sigla ICT (Information and Telecommunication Technology)
In passato si utilizzava la sigla EDP (Electronic Data Processing) che evidenziava l'uso dei computer elettronici per elaborare l'informazione.
Nel'eccezione data dalla prima definizione l'Informatica è dunque una scienza e come tale si pone il compito di comprendere dei fenomeni più che di trovare applicazioni o piuttosto migliorare quelli esistenti.
Le origini di questa scienza sono dunque precedenti all'avvento dell'elettronica e dei computer poiché anche in epoche antiche ci si era posto il problema di trattare l'informazione e di definirne gli ambiti applicativi.
Come disciplina autonoma e unitaria è ovvio che prende vita con i sorprendenti progressi tecnologici dati dall'avvento dei computer e dalla loro evoluzione. Possiamo ritrovare però i suoi metodi di indagine e i concetti fondamentali sparpargliati in altre discipline scientifiche più tradizionali: matematica, fisica, linguistica, psicologia, solo per citarne alcune. L'elettronica naturalmente soprattutto per quanto riguarda i principi di funzionamento degli apparati.
Dalla matematica eredita ad esempio il concetto stesso di algoritmo, come procedimento risolutivo, la logica booleana, sviluppata da Geaorge Boole molto prima dell'avvento dei computer e l'elenco potrebbe continuare all'infinito: il concetto di computabilità ossia calcolabilità che fa ricorso alle funzioni e alle domande fondamentali che riguardano al capacità teorica almeno potenziale di risolvere oppure no qualunque problema ben posto.
Non sto parlando in questo momento quindi delle applicazioni altrettanto importanti che l'uso dei computer ha avuto in ambito strettamente matematico, come nel calcolo numerico a quello algebrico alla statistica ecc.
Piuttosto mi interessa evidenziare come dalla matematica la Scienza dell'informazione erediti il linguaggio formale e i procedimenti rigorosi di indagine che permettono di rappresentare e manipolare oggetti astratti e dunque informazione.
Si potrebbe pensare alla Scienza dell'informazione come ad una sorta di matematica applicata dunque, che però si appoggia anche su un uso massiccio di dispositivi elettronici, studiati inizialmente dai fisici.
Nelle applicazioni moderne non si può prescindere inoltre dall'impatto che le diverse applciazioni hanno sull'uomo che le usa, inizialmente gli utenti erano principalemnte fisici o scienziati che necessitavano di un supporto automatico ai loro calcoli, oggi sono anceh le persone comuni per la attività più diverse della vita quotidiana.
Le percezioni e l'effetto che queste applicazioni possono avere sull'uomo sono ambito specifico delle scienze psicologiche e sociologiche.
La stessa definizione di Intelligenza Artificiale, nella formulazione data da Alan Turing uno dei padri dalla scienza informatica, nel famoso test di Turing, si basava sull’ipotesi che la capacità dei programmi avrebbe potuto ingannare il giudizio umano riguardo a chi fra due entità nascoste in un'altra stanza e comunicanti mediante un terminale fosse un umano e quale fosse una macchina.
La teoria dei giochi infine che valse il Nobel per l'economia al professor John Nash, la cui storia è stata abilmente interpretata nel film biografico "The Beatiful Mind", mostra come temi matematci, di economia e informatici si possano mescolare in modo inestricabile.
Una macchina che gioca a scacchi sicuramente utilizza algoritmi di teoria dei giochi, perché utilizza strategie anche complesse con lo scopo di ottenere una vittoria in un gioco dalle regole ben precise. Ma allo stesso tempo una competizione economica o addirittura una situazione di tensione militare può essere affronatta con i modelli matematici messi a punto per la prima volta da Von Neumann e altri quando posero le basi per la teoria dei giochi.
Dovrebbe essere evidente da questa breve analisi, che la disciplina scientifica che sta dietro alle splendide applicazioni dei computer ai giorni nostri ha una storia e una vocazione fortemente interdisciplinari e non solo.
Si potrebbe affermare anzi che unendo discipline scientifiche empiriche o deduttive, con scienze che coinvolgono l'uomo, tradizionalmente inclini a metodi di indagine e a filosofie differenti, la vocazione filosofica della scienza informatica sia anche fortemente 'olistica' orientata cioè alla costruzione di senso a partire dagli oggetti che ne formano la base fondamentale: 'i bit' le singole cifre binarie con cui codifichiamo nell'era moderna qualunque tipo di dato o informazione.
Il 'senso' (soprattutto quello comune), emergono come proprietà dell'intera persona, della complessità del cervello umano e delle sue reti neuronali, nelle interazioni fra le parti di qualunque sistema complesso , vivente, non vivente o misto.
Il 'riduzionismo' dunque, quell'atteggiamento che tende a scomporre in parti un sistema per studiarne le proprietà di insieme a partire dalle sue componenti, deve lasciare il passo in molti casi all'analisi di insieme come non scomponibile o classificabile in modo semplicistico.
Si tratta di interpretare le cose secondo diversi 'livelli di astrazione' ossia punti di vista che possono concentrarsi sui singoli ingranaggi piuttosto che sul comportomento unitario.
Purtroppo il legame di causa effetto tra i dettagli più minuti e il 'tutto' non sempre è controllabile e spiegabile in modo semplice, e nemmeno è sempre noto.
E' auspicabile ad ogni buon conto che qualunque livello si voglia affrontare nello studio o nelle applicazioni dell'Informatica e nelle discipline ad essa connesse, non si confondano mai le necessità pratiche con gli scopi e gli obiettivi di qualunque profonda attività di indagine e di riflessione sulla natura e sull'esistenza.
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